Neanche i turisti stranieri salvano l’estate italiana. Certo, il tempo non ha aiutato le imprese del turismo a risollevarsi, dopo anni di difficoltà, ma tant’è che per il rilancio si dovrà aspettare ancora, perché l’economia del Belpaese arranca, e gli italiani che possono permettersi un periodo di vacanza tra luglio e settembre sono sempre meno: quest’anno, soltanto il 39,7%, contro il 40,8% del 2012 e il 48,2% del 2008, mentre in termini di consumi l’impatto della contrazione dei flussi turistici interni viene stimato in 1,5 miliardi di euro, 268 milioni dei quali a carico della sola ristorazione. A pagare, ovviamente, chi vive, o sopravvive, grazie al turismo estivo, e a raccontare la gravità del problema bastano i pochi, significativi, dati resi noti dal Centro Studi Fipe, la federazione italiana pubblici esercizi aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia: il numero di lavoratori in ingresso ha subito un calo di 25.000 unità, per l’80% a carico dell’occupazione stagionale (il termometro più sensibile per capire lo stato di salute dell’economia turistica) rispetto al 2012. Di questi 21.000 lavoratori stagionali rimasti senza lavoro a causa del forte calo delle presenze, il 48% è stato tagliato da bar e ristoranti, ed il 52% dalla altre imprese del turismo, ma, nonostante ciò, il settore lamenta difficoltà nel reperimento di figure professionali specializzate. “I dati sul calo dei fabbisogni occupazionali da parte delle imprese turistiche sono preoccupanti - spiega il presidente Fipe, Lino Stoppani - perché stanno a significare che la macchina del turismo non gira neppure nel periodo più vocato dell’anno. La crisi ha prima intaccato la propensione degli italiani a fare più vacanze nel corso dell’anno ed ora sta mettendo in discussione persino la mono-vacanza estiva. E l’attesa tenuta del turismo internazionale non sarà certamente sufficiente a salvare la stagione”.
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