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SARÀ COLPA DELLE VAMPATE DI CALORE CHE PROVENIENTI DALL’AFRICA O DEL RISCALDAMENTO GLOBALE CHE NON FA MANCARE I SUOI EFFETTI SULLA PENISOLA, MA IN ALCUNE AREE DELL’ITALIA È TORNATA “L’OTTAVA PIAGA BIBLICA”: LE CAVALLETTE. A DIRLO LA COLDIRETTI

Sarà colpa delle vampate di calore che provenienti dall’Africa percorrono il nostro Paese o del riscaldamento globale che non fa mancare i suoi effetti sulla Penisola, ma in alcune aree dell’Italia è tornata “l’ottava piaga biblica”: le cavallette. E’ l’allarme lanciato Coldiretti nel segnalare che per il momento gravi problemi si registrano dal Vicentino, dove il fenomeno si sta diffondendo a macchia d’olio sui Colli Berici, al Pesarese sulle colline del Montefeltro.
“Le condizioni climatiche hanno favorito uno sviluppo anomalo di questi insetti - sottolinea la Coldiretti - che ricordano le “invasioni bibliche” del passato e causano gravissimi danni alle campagne, ma che possono raggiungere anche le città. Essendo polifaghe, se numerose, le cavallette, possono danneggiare non solo le piante spontanee, ma anche il mais e la vite e i prodotti dell'orto. Ad essere colpiti sono soprattutto gli ortaggi, ma anche l’erba medica e, in generale, i foraggi per gli animali mentre non sono risparmiate neanche le foglie di vite. In questi giorni di caldo umido le cavallette si sono moltiplicate a dismisura e sono affamate: con il loro micidiale apparato masticatore nel giro di pochi giorni sono in grado di divorare decine di ettari di coltivazioni. Per fermare l’invasione non è sufficiente intervenire con i normali strumenti colturali a disposizione delle aziende agricole ma bisogna invece agire direttamente nei luoghi di diffusione e proliferazione. Le infestazioni di cavallette dipendono anche dall’abbandono delle zone collinari e montane con l’aumento degli incolti degradati, l’habitat ideale per la riproduzione delle cavallette, favorita da inverni miti e scarsamente piovosi. Per frenarne l’invasione - informa la Coldiretti - è importante la prevenzione nel periodo autunno-inverno praticando lavorazioni al terreno per la distruzione meccanica degli involucri nei quali sono contenute le uova che vengono deposte a una profondità di 5-6 centimetri e possono permanere nei terreni più soffici anche per quattro-cinque anni. Per combattere gli attacchi sono stati sperimentati anche metodi naturali con il ricorso a fagiani e faraone che sono ghiotti dei fastidiosi e famelici insetti. Tre o quattro faraone per un ettaro di terreno sono sufficienti per formare un gruppo efficace per sconfiggere l’attacco delle cavallette, che devono però essere presenti in un limite minimo di 20 esemplari ed uno massimo di 100 per azienda. Nei mesi scorsi le cavallette hanno invaso dapprima l’Egitto e poi il Negev israeliano. In metà dell’isola del Madagascar la vegetazione è stata spazzata via. Le autorità locali hanno dichiarato lo stato di emergenza, ma secondo la Fao occorreranno più di 41 milioni di dollari per porre fine al flagello. Considerato che ci vogliono almeno tre anni per debellare un’infestazione è a rischio la prossima stagione produttiva del Paese e la sicurezza alimentare di più della metà della popolazione malgascia”.

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