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L’AGRICOLTURA GUARDA AL FUTURO CON IL FRUTTETO A PARETE E PEDONABILE DELLA FONDAZIONE MACH. UN NUOVO MODELLO GREEN CHE PORTERÀ IN TAVOLA PRODOTTI SEMPRE PIU’ SANI E CHE SEMPLIFICHERÀ LE OPERAZIONI DI COLTURA E DI RACCOLTA

L’agricoltura guarda al futuro con il frutteto a parete e pedonabile della Fondazione Mach, che dal 2008, con le sue ricerche sperimentali, continua gli scopi e l’attività dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige (Trento) fondato nel 1874, oggi punto di riferimento europeo per la ricerca in agricoltura. E che ora propone un nuovo modello green capace di ridurre l’utilizzo di agenti chimici e di semplificare le operazioni di raccolta e coltura della frutta senza dover rinunciare a prodotti sempre più sani e bio sulle nostre tavole. “E’ importante investire sullo sviluppo delle conoscenze e della formazione - dicono alla Fondazione Mach - che sono basi essenziali nel costruire quel filo conduttore che fa del produrre il punto di incontro fra mondo del biologico e dell’integrato”. Ed è proprio da questo assunto che nasce “il frutteto del futuro”.
Il Trentino è terra di grande coltivazione e produzione di frutta, in particolare mele. E sui meleti si sono concentrate le ricerche della Fondazione Mach. I risultati e la sperimentazione sono stati illustrati a oltre 300 frutticoltori perché, come afferma il direttore generale Mauro Fezzi: “l’incontro consente agli operatori del settore di tenersi aggiornati e mantenere quel gap tecnologico che è la forza dell’agricoltura trentina”.
La forma di allevamento in parete è il fulcro intorno al quale ruotano le moderne tecniche oggi a disposizione per ridurre manodopera e uso della chimica in frutticoltura. Nelle aziende sperimentali della Fondazione sono state sviluppate tecniche di meccanizzazione del diradamento e del diserbo, della potatura estiva ed invernale a finestre per favorire il rinnovo dei rami, l’uso delle reti polifunzionali, la rivoluzione nella distribuzione degli agrofarmaci, fino al frutteto pedonabile che non necessita di scale o carri raccolta. Per quanto riguarda i problemi di riduzione della deriva (ossia della parte del fitofarmaco che si non raggiunge il bersaglio, ma si disperde nell’aria e nel terreno) e degli agenti chimici, l’adattabilità degli impianti in parete alle irroratrici a tunnel con recupero della deriva, finora impiegate solo in viticoltura, potrebbe rappresentare una risposta risolutiva anche per il futuro della frutticoltura. Le reti polifunzionali poi, uniscono ad una difesa dalla grandine più economica dei tradizionali impianti antigrandine, anche un controllo efficace e puramente meccanico contro i più pericolosi insetti. Oltre a questo, se ben impiegate, le reti offrono persino interessanti vantaggi agronomici, tra i quali spicca la possibilità di regolare la carica dei frutti in modo assolutamente naturale.
In frutticoltura, come del resto anche in viticoltura, l’obiettivo è di diffondere un modello altamente “green” che richieda meno chimica e consenta di semplificare le operazioni colturali e la raccolta. E proprio per questo sono stati studiati anche l’architettura degli impianti e i portainnesti, così come i metodi di difesa integrati, da una temibile malattia del melo qual è la ticchiolatura. Proprio le gravi infezioni di ticchiolatura avute nella primavera di quest’anno hanno portato a valutare con maggior attenzione le possibilità d’impiego di varietà resistenti. Dal 1999 ad oggi, presso la Fondazione Mach, sono state sviluppate più di 400 diverse combinazioni d’incrocio, ottenendo oltre 100.000 semenzali. Dalla valutazione di circa 70.000 semenzali andati in produzione, sono state selezionati 360 campioni con caratteri d’interesse, 43 dei quali con resistenza a ticchiolatura per la presenza del gene “Vf””.

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