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SE A TAVOLA L’ITALIA È AL TOP NEL MONDO, IN QUANTO A CIBO SANO SIAMO ANCORA INDIETRO. SECONDO IL REPORT “GOOD ENOUGH TO EAT” DI OXFAM IL BELPAESE È ALL’OTTAVO POSTO, SUL PODIO OLANDA, FRANCIA E SVIZZERA. IN CODA, CIAD, ETIOPIA ED ANGOLA

Il primato dell’Italia a tavola non è in discussione, così come la varietà e la qualità delle nostre produzioni agricole ed alimentari, eppure, se si parla di mangiar sano, il Belpaese è lontano persino da un posto sul podio: secondo lo studio “Good Enough to Eat” di Oxfam (network internazionale di organizzazioni di paesi diversi per ottenere un maggior impatto nella lotta globale contro la povertà e l’ingiustizia), che ha realizzato un indice globale sull’alimentazione, che classifica 125 Paesi del mondo, ed evidenzia le diverse sfide che gli individui devono affrontare a seconda del posto in cui vivono, l’Italia è all’ottavo posto. Al top della classifica, che assegna punteggi crescenti via via che si scende, invece, c’è l’Olanda, con 6 punti, seguita da Francia e Svizzera con 8 punti, a cui si aggiungono Austria, Belgio, Danimarca e Svezia (10 punti), così come Australia, Irlanda, Italia, Lussemburgo e Portogallo (11 punti), a chiudere la top 12 con i voti più alti, grazie alla mancanza di casi di malnutrizione e denutrizione, e per l’accesso all’acqua potabile.
L’Olanda riesce a posizionarsi alla vetta grazie a prezzi alimentari e a livelli di diabete relativamente bassi, a cui si aggiunge una varietà nutrizionale migliore rispetto ai suoi rivali europei. Tuttavia i Paesi Bassi ottengono voti scarsi per quel che riguarda l’indicatore dell’obesità, infatti quasi 1 individuo su 5 della sua popolazione (19%) ha un indice di massa corporea superiore a 30. Ma l’Olanda non è l’unica: molte delle nazioni che si trovano nelle prime 12 posizioni mostrano livelli alti di obesità. L’Australia detiene il più alto livello di obesità delle prime 12, totalizzando 37 nell’indice con il 27% della sua popolazione in sovrappeso. Inoltre il 19% degli Australiani ha il diabete.
Dalla parte opposta della tabella, il Ciad registra la performance peggiore di tutte totalizzando 50 punti, seguita da Etiopia e Angola con 49 punti. Il punteggio del Ciad è dovuto all’elevato costo del cibo (94 punti), riportano punteggi peggiori solo Guinea (100 punti) e Gambia (97 punti). Il Ciad è inoltre il quarto peggior Stato per quanto riguarda la qualità del cibo, con 72 punti, esattamente come il Togo. Gli abitanti del Ciad hanno a disposizione cibo molto caro e di scarso apporto nutrizionale, hanno inoltre un accesso limitato ai servizi sanitari adeguati. Allo stesso tempo 1 bambino su 3 (34%) è sottopeso. Al secondo posto troviamo sia l’Etiopia che l’Angola. Quest’ultima è penalizzata dal più alto livello di volatilità dei prezzi del cibo tra tutte le Nazioni (eccetto lo Zimbabwe) presenti nella classifica.
Un alto livello dei prezzi impone un costo umano elevatissimo ai più poveri del mondo, i quali spendono per i beni alimentari fino al 75% del proprio reddito. I voti riferiti all’Angola riflettono la presenza di un’inflazione elevata e instabile che ha coinvolto l’intera economia del paese nei decenni passati, rendendo difficile alla sua popolazione risparmiare e acquistare beni di prima necessità, tra cui il cibo. Inoltre l’Angola ottiene uno dei voti peggiori per quanto riguarda la qualità del cibo. Qui, infatti, il 60% del regime alimentare è costituito da carboidrati e quasi la metà della popolazione non ha accesso all’acqua pulita per poter preparare cibi in condizioni igieniche adeguate.
Le ultime dieci posizioni vedono nove nazioni dell’Africa sub-sahariana e lo Yemen. Questi paesi ottengono i voti più bassi della classifica per quanto riguarda l’indicatore del livello dei prezzi dei beni alimentari, con il cibo che risulta molto più caro di altri beni e servizi. Prezzi elevati significa difficoltà nel mantenere una dieta che sia sufficiente, in quantità e qualità, per mantenerli in salute. I regimi alimentari di questi paesi sono dominati da cereali con pochi nutrienti, radici e tuberi. In Madagascar, una media del 79% del consumo alimentare si basa su queste risorse, rispetto al 47% del consumo a livello globale.
Info: www.oxfamitalia.org


Focus - Il commento di Oxfam

“Un piazzamento deludente per un paese che fa del mangiar bene un tratto forte e distintivo dell’identità nazionale”, commenta Elisa Bacciotti, direttrice Campagne di Oxfam Italia.
“L’Italia potrebbe essere al primo posto, ma nel nostro paese - rileva - sempre più persone fanno fatica a mangiar sano e far quadrare il bilancio: il costo della vita in generale è alto rispetto al reddito medio degli italiani, che in proporzione spendono di più rispetto ad altri paesi e hanno meno possibilità di acquistare cibo buono a buon mercato”.

“A livello globale, nonostante ci sia cibo a sufficienza per tutti, la possibilità di avere cibo salutare a sufficienza e a prezzi abbordabili non è così diffusa nel mondo. C’è ancora molto da fare per garantire che tutti siano in grado di mangiare in modo sano”, aggiunge Winnie Byanyima, direttrice di Oxfam International. “Sono povertà e ineguaglianza a nutrire la fame. L’indice dimostra che si soffre la fame dove i governi non sono in grado di attuare politiche efficaci per ridistribuire le risorse, dove il mercato fallisce e le persone non hanno il denaro e le risorse necessarie per acquistare tutti i beni e servizi di cui hanno bisogno”.

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