La crisi e il calo drastico dei redditi, con il 50% delle famiglie che si colloca nella fascia al di sotto di 17.804 euro annui (1.484 euro al mese), hanno costretto larga parte del Paese a mettere in pratica una feroce “spending review” casalinga, che coinvolge sempre più spesso voci un tempo incomprimibili come il cibo. Solo nell’ultimo anno c’è stata una riduzione della spesa del 4%, che vuol dire 2,5 miliardi di euro in meno per acquistare prodotti agroalimentari. Lo afferma la Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, commentando il rapporto “Noi Italia” dell’Istat.
“In verità, oggi tutto il carrello alimentare degli italiani è improntato al “low-cost” - spiega la Cia - il 62% delle famiglie riduce quantità e qualità del cibo acquistato, percentuale che però supera addirittura il 70% al Sud. Inoltre, per 6,5 milioni di famiglie i discount sono diventati l’unica alternativa sostenibile per resistere ai colpi della crisi, mentre nel Mezzogiorno la disoccupazione più alta e i redditi più bassi fanno sì che l’indice che misura la deprivazione materiale arrivi fino al 41%, quasi il doppio della media italiana (24,9%).
E’ chiaro, quindi, che occorre prendere provvedimenti seri di sostegno alle famiglie e rilanciare i consumi - conclude la Cia - perché il quadro complessivo, al di là delle indicazioni macroeconomiche su una ripresa dell’economia, è quello di un Paese ancora strozzato dalla recessione”.
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