L’Italia sfida, ancora una volta, la Francia, e, dopo 120 anni, punta forte sulle “Ostriche della Spezia”, curate e allevate nel Golfo dei Poeti, nella capitale delle cozze. Se non per scalzare, almeno per contrastare lo strapotere di “Belon”, “Marennes-Oléron”, “Cancale”, “Etel” e “Isigny” sui banchi delle pescherie e nei ristoranti. Come racconta “La Stampa” (www.lastampa.it),
ci sono voluti 7 anni di tentativi, con la collaborazione dell’Università di Genova, della Regione e della Camera di Commercio, ma alla fine i soci della cooperativa spezzina sono riusciti a ottenere un prodotto di alto livello, dall’inconfondibile sapore mediterraneo, molto iodato, un po’ più salato delle “dolci” francesi. Ma proprio per questo, assicurano gli esperti, più “veraci”: “un successo, non ce lo aspettavamo - racconta il responsabile amministrativo e commerciale della Cooperativa miticoltori spezzini, Federico Pinza - I tre quintali che avevamo portato in piazza per la degustazione sono spariti in un batter d’occhio”.
La tradizione era iniziata nel 1887, per mano di un tarantino, Emanuele Albano, che però abbandonò presto l’avventura preferendo dedicarsi a cozze o mitili, pioniere di un’attività oggi fiorente alla Spezia. Basti dire che la cooperativa produce ogni anno 25.000 quintali di mitili che qui, come in tutta la Liguria, chiamano rigorosamente “muscoli”. Nel 2007 Paolo Varrella, Manuele Carassale, Eugenio Borio e pochi altri soci della Cooperativa decidono di lanciarsi nella sfida di riproporre le ostriche del Golfo dei Poeti. “Il nostro mare è eccezionale, la tradizione c’era, perché non provarci? La richiesta c’è: in Italia si importano ogni anno 500 tonnellate di ostriche, soprattutto dalla Francia. Dobbiamo farci conoscere e convincere i consumatori che il nostro prodotto non è secondo a quello francese. Ma per questo basta assaggiarle”.
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