Non sono di nessuno, tanto che è possibile raccogliere i frutti senza correre rischio di una multa, sempre meglio che lasciarli marcire sugli alberi o, peggio, a terra. Nespoli, aranci, meli, peri, addirittura banani, ciliegi, cachi, “crescono tra il cemento, nel traffico di città, tra un semaforo ed un ingorgo - racconta un servizio del Tg1 di Carlotta Mannu (in onda il 15 maggio: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-77bf7247-5443-42fd-abb5-1a5e00691357-tg1.html) - sono i filari di alberi carichi di frutta dei nostri frutteti urbani”. In pratica, i “frutteti urbani” o “diffusi”, ricchi di frutta che gli abitanti potrebbero raccogliere e portare sulle proprie tavole per un’intera stagione, sicuri, perché, ormai, visto l’habitat in cui vivono, hanno sviluppato un filtro naturale contro i metalli pesanti. Come riconoscerli e fare una vera e propria “spesa urbana”? C’è chi ha messo a punto delle mappe che segnalano la presenza e la tipologia degli alberi da frutto urbani.
“Il progetto “Frutta Urbana” a Roma - spiega la paesaggista Ilaria Rossi Doria (è il primo programma italiano di mappatura, raccolta e distribuzione della frutta che cresce nei parchi e nei giardini di città, ideato dal Collettivo Frutta Urbana, www.fruttaurbana.org) - sta redigendo una serie di linee guida per fare la raccolta nel momento giusto, nella stagione giusta e nel modo giusto”. Per scoprire la ricchezza dei frutteti di città, l’appuntamento è infatti proprio a Roma al “Festival del Verde e del Paesaggio” (fino al 18 maggio; www.festivaldelverdeedelpaesaggio.it), con showcooking dimostrativi del potenziale utilizzo dei frutti di città, tra spremute, cocktail, insalate e marmellate. Della serie, non si butta proprio niente.
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