“Correre dietro al concetto di un made in Italy fatto solamente con materie prime di provenienza italiana è un concetto antistorico e impossibile da realizzare”. A dirlo è Filippo Ferrua, presidente di Federalimentare, a margine di un convegno Aidepi - Associazione delle Industrie del Dolce e della pasta italiane.
“È inutile che continuiamo a ripeterlo, serve solo a creare polemiche anche sul fronte delle esportazioni - ha precisato Ferrua - l’Italia non ha materie prime alimentari sufficienti per coprire tutte le produzioni italiane. È irrealizzabile anche poter riportare nell’etichetta dei prodotti la provenienza delle materie prime, pur rispettando il desiderio del consumatore di avere maggiori informazioni su quello che mangia. È un problema di natura tecnico-produttiva - ha spiegato - le aziende alimentari comprano materie prime da più fonti; hanno poi delle mescolanze di queste provenienze all’interno dei prodotti stessi; se dovessimo separarle, dovremmo fermare le produzioni per cambiare l’incarto su uno stesso prodotto e avremmo dei costi di produzione maggiori che poi andrebbero a ricadere sui consumatori”.
Intanto le esportazioni made in Italy continuano a crescere, soprattutto in Russia, registrando, nel 2014, un più, 24,4%, quattro volte in più rispetto alla media generale (+5,8%). A dirlo è Luigi Scordamaglia, Consigliere Delegato di Federalimentare per l’internazionalizzazione, che ha partecipato al Forum Internazionale di San Pietroburgo e al workshop “Russian Italian business dialogue: long term cooperation prospects”. “Nel settore agroalimentare - spiega - esiste una perfetta sinergia tra Russia ed Italia. Il petrolio del futuro, a livello mondiale, sarà sempre più la terra fertile utilizzabile per la produzione di commodities agricole e la Russia ne è ricca più di qualsiasi altro Paese al mondo. Per sviluppare tuttavia a pieno questa enorme potenzialità, necessita di aziende che abbiano know how, tecnologia e tradizione nel campo della coltivazione e della trasformazione. E questo - richiama Scordamaglia - è esattamente quello che il modello italiano, efficiente e sostenibile, e in grado di offrire. Il nostro Paese - aggiunge - può e deve inoltre accrescere la propria capacità di penetrazione sul mercato, aumentando la presenza di piattaforme distributive e lavorando per rimuovere le barriere non tariffarie presenti”.
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