La Fondazione Edmund Mach fa da apripista non solo nella discussione, ma anche nella sperimentazione delle opportunità di utilizzo delle varietà di vite resistenti alle principali malattie fungine. Parte, dunque, dal Trentino uno dei filoni più importanti della ricerca viticolturale che sarà certamente protagonista del destino stesso della viticoltura mondiale, fra cambiamenti climatici e necessità di stabilizzazione dei livelli produttivi della materia prima.
Sotto la lente degli studiosi le nuove varietà di vite tolleranti a oidio e peronospora recentemente iscritte nel Registro nazionale delle varietà di vite grazie alla Fondazione Edmund Mach che assieme alla Provincia autonoma di Trento è impegnata nella messa a punto di tecniche innovative per promuovere una viticoltura sostenibile anche attraverso la selezione di nuove varietà, che nei campi sperimentali dell’Istituto già sono in produzione e di cui è possibile assaggiare le prime microvinificazioni.
Si tratta delle varietà Solaris, Johanniter, Helios, Prior, Cabernet Carbon e Cabernet Cortis, create dall’Istituto Viticolo Statale di Freiburg e testate da alcuni anni dal Centro ricerca e innovazione, particolarmente impegnato nell’attività di miglioramento genetico orientato alla resistenza per ridurre i trattamenti antiparassitari. A queste vanno aggiunte Bronner e Regent, le due varietà iscritte nel registro su richiesta dalla Provincia autonoma di Bolzano.
La Provincia autonoma di Trento le ha inserite tra le varietà in osservazione in Trentino ritenendo interessante l’utilizzo in zone “difficili”, con presenza di vigneti poco o per niente meccanizzabili, e anche in zone particolarmente sensibili dal punto di vista ambientale, quali vigneti confinanti con strade, ciclabili, parchi e abitazioni civili.
Altro aspetto favorevole di questi vitigni è la riduzione dei residui di prodotti chimici nelle uve, aspetto da non sottovalutare, in quanto il concetto di qualità oggi tiene sempre più conto anche della salubrità dello stesso prodotto agricolo.
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