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Ferragosto, la festa più “agricola” dell’anno, e moderno “capodanno” della “società del tempo libero, dove anche il pranzo è quello, tra tutte le feste, in assoluto con meno regole”, come spiega l’antropologo Marino Niola. Tra tipicità e abbondanza

Non Solo Vino
Pranzo di Ferragosto sulla spiagga

Tavole imbandite domani, in tutta Italia, a casa o al ristorante, in spiaggia o in un pic-nic sui prati, nel giorno di Ferragosto, tra le “feste comandate” senza dubbio quella più legata all’agricoltura. Altro non fosse perché “risultato di un “compromesso festivo” secolare che comincia dal mondo pagano, dalle Feriae Augusti, le festività estive per la chiusura dell’anno agrario, chiamate ancora prima Consualia perché dedicate a Conso, il re degli orti”, come raccontato a WineNews da Marino Niola, professore di Antropologia e direttore del Centro di studi sociali sulla dieta mediterranea dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. E così, se domani si mangeranno piatti tipici un po’ ovunque, dalla caponata di melanzane tipicamente siciliana alle frittole di maiale calabresi, dalla pastasciutta al sugo di papera che è cavallo di battaglia dell’Umbria, agli zitoni di Ferragosto, tipica pasta caratteristica della Costiera Amalfitana condita con pomodori freschi e secchi, dal coniglio all’ischitana tipico dell’Isola del Golfo di Napoli alle lumache di Belluno, fino al piccione arrosto in Toscana, solo per fare degli esempi, è merito di una festa antica, e che, sempre nell’Antica Roma cadeva poco prima dei Vinalia rustica, celebrati il 19 agosto dagli abitanti del Lazio quando si sacrificava un agnello a Giove per propiziare l’abbondanza della vendemmia. E che, in tempi moderni, è diventato il giorno di ferie per eccellenza e, di conseguenza, il pasto più libero ed evasivo dell’anno. “Oggi il Ferragosto è diventato una sorta di “capodanno” della società del tempo libero, che ha abolito le stagioni, perché si è emancipata dalla natura, per vivere di sole due stagioni, quella del lavoro e quella, appunto, del tempo libero”. Tradotto, così com’è oggi, Ferragosto ce la siamo inventato e, con esso, anche i suoi rituali alimentari. Tanto che “non c’è nulla di più libero del pranzo di Ferragosto - sottolinea il professor Niola - si mettono insieme “pezzi” di altre abitudini festive e si compongono dei pranzi di fantasia. L’importante è mangiare molto”. Insomma, un vero e proprio inno alla libertà e all’abbondanza gastronomica, almeno a Ferragosto.

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