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“Con Eataly ho creato 4.000 posti di lavoro, 2.000 in Italia, con il 65% di contratti a tempo indeterminato”. A WineNews, Oscar Farinetti risponde alle critiche e rilancia: “via le tasse a chi esporta, una mossa da milioni di posti di lavoro”

Non Solo Vino

“Da quando è iniziata l’avventura di Eataly, ho creato 4.000 posti di lavoro in Italia e all’estero: in Italia sono 1.700 in “Eataly Distribuzione” e 300 nella produzione, da Fonatanfredda a Borgogno. I tutti i punti vendita storici di Eataly siamo all’83% di contratti a tempo indeterminato, in quelli aperti da pochi mesi, come Firenze e Milano, siamo già al 50%, la media aziendale è quindi superiore al 65%, senza alcun problema di sfruttamento, anzi, i nostri dipendenti sono molto contenti”. Il lavoro, al centro del dibattito pubblico nelle ultime settimane, è un tema che riguarda e coinvolge anche Oscar Farinetti, da tanti, a cominciare dal presidente del Consiglio Matte Renzi, indicato come imprenditore esemplare sulla scena italiana, capace con la forza delle proprie idee di creare un “gioiello” come Eataly. Qualcuno, però, dal mondo del sindacato e da quello della carta stampata, non vede nell’esempio dell’imprenditore di Alba un’opportunità, quanto lo sdoganamento di un modello che offre minori certezze al lavoratore. Un modo manicheo di guardare a Farinetti, che a volte ha portato ad attacchi sopra le righe, dai quali però il patron di Eataly si difende senza scomporsi: “queste cose, oltre che bugie, sono tutte stupidaggini. Nessuno dei nostri lavoratori - spiega a WineNews - tranne due di Firenze che non sono stati confermati, ha scioperato. Davanti alla sede di Firenze sono venuti autonomi e Cobas a manifestare, e i nostri dipendenti sono addirittura usciti a gridare loro di smetterla, perché ciò che dicono non è vero e che non li rappresentano. È come un venticello, covato negli anni nei confronti di chi ce l’ha fatta, come succede in tanti altri mondi, con tanti pipistrelli e qualche aquila reale”.

“Guardandomi allo specchio vedo un sacco di difetti: non mi sono molto simpatico, e vedo un sacco di cose che posso migliorare, e nella vita in effetti non faccio altro. Sul tema del lavoro, a dire la verità, da un lato mi sento molto tranquillo, perché credo di essermi sempre comportato bene: noi abbiamo fatto Eataly, principalmente, per creare posti di lavoro, altrimenti non l’avremmo fatto. Il lavoro - spiega ancora Farinetti - non si crea per decreto, ma grazie all’idea originale di un imprenditore che crea un’azienda e ci scommette. Tra l’altro, Eataly nasce con soldi propri, messi dall’azienda, senza alcun debito e senza ritirarci in utile: abbiamo fatto ciò che dovrebbe fare qualsiasi imprenditore, ossia rischiare. Senza l’idea originale, del resto, non si creano posti di lavoro, ed i lavoratori, in un’azienda, sono importanti almeno quanto gli imprenditori, perché senza i nostri lavoratori - continua Farinetti - non sarebbe mai nata Eataly, quindi il fatto che ci sia gente che racconta menzogne del genere, anche parlando male dei nostri lavoratori, non va affatto bene, anche perché in Italia sono ben altre le situazioni lavorative di cui dovremmo parlare”.

Chiosa sul Governo, e su ciò che dovrebbe e potrebbe fare in tema di lavoro, al di là delle riforme che si stanno già discutendo in Parlamento: “non sono le regole a creare i posti di lavoro, ma i posti di lavoro nascono dalla voglia di investire da parte degli imprenditori, per questo proporrei una potente defiscalizzazione a tutte le imprese che incrementano nell’anno le proprie esportazioni. Questo farà venir voglia a tutte le imprese di alzare il sedere dalla sedia e andare all’estero a vendere, e allora anche grandi aziende di distribuzione alimentare, che in Italia sono molto brave, anche più dei francesi, cominceranno ad affacciarsi fuori dall’Italia. La leva fiscale - conclude Farinetti - è l’unica leva che deve usare un politico in un ambiente democratico. Siamo noi a dare troppa importanza alla politica, che invece dovrebbe amministrare quel terzo del Pil che sono i servizi pubblici, e creare uno scenario favorevole per i restanti due terzi: secondo me una mossa del genere farebbe raddoppiare le esportazioni e creerebbe qualche milione di posti di lavoro in Italia”.

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