Non è passata inosservata in Svizzera una tesi di dottorato sui presunti effetti nocivi dei mitici campanacci al collo delle altrettanto leggendarie mucche elvetiche: lo studio, condotto dal Politecnico federale di Zurigo, suggerisce infatti di liberare i ruminanti dal peso (e dal suono) della tradizione, e di dotarli di moderni Gps. Proposta inaccettabile per la lobby agricola, insorta in parlamento: “è lecito chiedersi se gli autori dello studio conoscano la realtà e la pratica degli allevatori che si occupano del benessere del loro bestiame”, si legge in un’interpellanza presentata dal liberale Jacques Bourgeois, e firmata da altri 28 parlamentari, che aggiungono, “forse non sono consapevoli che in alcune regioni la mancanza di copertura di rete potrebbe impedire al Gps di emettere il segnale”.
Il gruppo di deputati denuncia addirittura lo studio del Politecnico come un tentativo di mettere in discussione le pratiche degli allevatori, “insieme alle nostre tradizioni, usi e costumi, parte del nostro patrimonio. È intollerabile un simile spreco di soldi pubblici. Rispondendo ai parlamentari, il Governo afferma comunque oggi di non voler contestare “la fondatezza dello studio, né intervenire infrangendo i principi di libertà d’insegnamento e di ricerca: l’insegnamento e la ricerca sulle pratiche d’allevamento, infatti, hanno contribuito al miglioramento del benessere degli animali richiesto dalla società”.
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