02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

“L’agricoltura ha un valore al di là di quello che produce: la bellezza dei territori, che va messa a bilancio. Ok semplificazione, ma libertà vuol dire responsabilità”. Così il Ministro del Lavoro Poletti a #Campoliberofinoinfondo by Agrinsieme

“I valori dell’agricoltura e della trasformazione dei prodotti agricoli hanno capacità di connotare le comunità, non sono certo un freno, non si può guardare solo ai costi energetici, di risorse e così via. Se in qualche pezzo di Italia non ci fossero agricoltori o viticoltori, aziende e cantine cooperative, per esempio, che danno reddito a qui viticoltori, le nostre colline i nostri territori più affascinanti non ci sarebbero. Esistono posti belli perché c’è chi li mantiene, e questo valore, sociale e culturale, va calcolato, va messo in bilancio, al di là di quello che si vende”. Così il Ministro del Lavoro Poletti, nella conferenza nazionale di Agrinsieme, il coordinamento di Fedagri-Confcooperative, Confagricoltura e Cia-Confederazione Italiana Agricoltori. Dove ha parlato anche di semplificazione: “si può fare un grande lavoro, a partire dai concetti di libertà e responsabilità: se si vuole una vita più semplice e libera, serve più senso di responsabilità. L’Italia è un Paese faticoso - ammette Poletti - che abbiamo di una fatica nel fare le cose che va al di là del normale. Dobbiamo trasformarlo in un Paese dove le cose normali si fanno normalmente. Ma se vogliamo ridurre la burocrazia, i permessi, le autorizzazioni, dobbiamo immaginare che, da un lato, le istituzioni facciano il loro mestiere, che stabiliscano regole semplice per lavorare bene nel contesto comune, ma anche, dall’altro, che ognuno poi si prenda la responsabilità di comportamenti coerenti con questa libertà. Non basta togliere qualche norma, non sempre cambiare una legge è la risposta. La semplificazione eccessiva può essere anche rischiosa”.

Ma sul fronte della competitività dell’agricoltura italiana, pesa sempre il tema delle dimensioni di impresa, fondamentale tanto per aziende agricole che per cooperative, che per l’industria della trasformazione. “Va bene parlare di reti di impresa, di contratti di filiera - aggiunge Poletti - ma serve uno sforzo in più. Dobbiamo essere coerenti con un principio: vengono prima gli agricoltori che le sigle. È indiscutibile, per esempio, che le cooperative in una certa fase storica hanno portato novità e competitività nei territori, ma quando questa formula non dovesse essere è più motivata, e addirittura contraddittoria con il momento, che chiede di avere aziende efficienti e che investono, si può anche ripensare, per migliorare. Soprattutto in ottica di mercato globale, perché c’è grande possibilità di sviluppo, tanto terreno da guadagnare. Ma per farlo non basta il “made in Italy”, come dimostrano i risultati migliori nel settore di Germania e Spagna, per esempio, che di certo non hanno allure dell’Italia nell’agroalimentare. Ma di certo - conclude il Ministro del Lavoro - dobbiamo essere gelosi e cultori della nostra reputazione, perché poter affermare che le nostre produzioni corrispondono davvero alla qualità che dichiariamo, è fondamentale. Vanno combattuti, quindi, tutti quegli elementi di “inquinamento” di questa reputazione nel mondo, come l’italian sounding. Dal punto di vista normativo, ovviamente, ma anche con il comportamento di chi produce, e non solo nei mercati stranieri, ma anche in Italia”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli