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I cibi sostenibili piacciono di più … finché il prezzo non aumenta. Anche se questi prodotti hanno standard più elevati di difesa dell’ambiente e della salute, i consumatori non sono disposti a pagarli di più. A dirlo una ricerca “made in Britain”

I cibi “sostenibili” piacciono di più perché creano nel consumatore un grado di coscienza maggiore e si suppone che facciano meno male. Ma fino a che punto si è disposti a spendere per questi cibi? “The Long and the Short of It”, il nuovo rapporto della Sustainable Food Supply Chains Commission britannica sostiene che se aumenta il prezzo di questi prodotti le esigenze del consumatore entrano in conflitto con la coscienza del cittadino, che è disposto a rinegoziare la sua posizione.
L’analisi ha, infatti, esplorato i procedimenti che le aziende alimentari mettono in campo per garantire una sempre maggiore sostenibilità all’interno delle proprie catene di approvvigionamento. Nonostante molte persone siano sempre più interessate ed informate sulle questioni di sostenibilità sul cibo e richiedano standard più elevati di difesa dell’ambiente o della salute, il rapporto sottolinea che i consumatori spesso non sono disposti a pagare di più in cambio di questi valori.
Le aziende che aspirano a promuovere la sostenibilità sociale ed ambientale nelle loro catene di fornitura sono svantaggiate nella competizione con altre aziende che non condividono le stesse aspirazioni. Secondo gli autori dell’analisi, sono necessari interventi governativi in Gran Bretagna e in tutta Europa per superare questo handicap.
Un’altra via potrebbe essere l’associazione della vendita al dettaglio di prodotti alimentari sostenibili con ristoranti specializzati in tali prodotti. È stato appurato infatti che i clienti di questi locali accettano senza problemi un aumento dei prezzi fino al 10%.

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