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Lavazza punta all’acquisto dei marchi francesi L’Or e Grand’Mère. Dopo tante acquisizioni made in France in Italia, stavolta è un gruppo piemontese a varcare le Alpi. La proposta di acquisizione è ora sottoposta al vaglio della Commissione Europea

Lavazza vuole crescere all’estero e punta all’acquisto dei marchi francesi L’Or e Grand’Mère. Dopo tante acquisizioni “made in France” in terra italiana stavolta è un gruppo piemontese a varcare le Alpi: l’azienda torinese ha infatti confermato, dopo le indiscrezioni dalle colonne di Les Echos, di aver presentato “un’offerta vincolante” all’americana Mondelez e all’olandese Demb, proprietarie dei due marchi, che dallo scorso maggio sono promesse spose per creare il più grande gruppo del caffé al mondo con 7 miliardi di dollari di ricavi. Un matrimonio che permetterà loro di diventare leader indiscussi del settore, superando anche gli svizzeri della Nestlé. E così da Torino, oltre alla conferma dell’offerta, è arrivata anche l’indicazione che l’operazione possa andare in porto entro la fine dell’anno. “Siamo fiduciosi - si legge in una nota, che l’acquisizione possa chiudersi nel 2015”.
La proposta da 600 milioni di euro, secondo la stampa d’Oltralpe, così come la maxi-fusione tra Mondelez e Demb, è sottoposta al vaglio della Commissione europea e alle consultazioni delle rappresentanze dei lavoratori. Proprio Bruxelles, infatti, nei mesi scorsi aveva imposto una serie di condizioni per rendere efficace la fusione. In Francia i due gruppi insieme hanno quote di mercato pari al 60%. Per questa ragione è stata richiesta la dismissione Oltralpe delle attività del caffé macinato e di quelle in capsule. L’Or produce capsule compatibili con le macchine Nespresso (Nestlé), mentre Grand’Mère è un marchio fondato 60 anni fa e molto noto nel Paese per il logo che raffigura una nonna sorridente. Insieme generano ricavi per 300 milioni con un Ebitda che si aggira sui 55 milioni.
Secondo “Les Echos”, però, nell’offerta di Lavazza, presentata all’advisor di Mondelez e Dem, Lazard, non rientrerebbero i siti industriali. Nel corso di questi mesi sul tavolo era arrivata una decina di manifestazioni d’interesse da parte di fondi di private equity e gruppi industriali come l’italiana Segafredo, l’israeliana Strauss Group e la giapponese Ucc. Tuttavia, dopo un primo round di offerte ne sono rimaste sul tavolo soltanto tre: quelle dei fondi inglesi Bc Partners e Cinven e quella di Lavazza, che nell’operazione è stata seguita da JpMorgan. A quanto pare, però, le logiche industriali avrebbero prevalso su quelle finanziarie, spesso foriere di un’ottica d’investimento di breve termine.
Fonte: Ansa - Autore: Nicola Capodanno

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