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A Strasburgo è vicino il “sì” alla nuova etichetta che dica ai cittadini Ue la provenienza della carne di hamburger, crocchette di pollo o lasagne surgelate, chiesta a gran voce da nove europei su dieci, nonostante i dubbi dell’industria alimentare

È quasi al traguardo il lavoro dell’assemblea di Strasburgo che porterà al “sì” alla richiesta di una nuova etichetta alimentare che dica ai cittadini Ue da dove arriva la carne di prodotti come lasagne o salsicce. I più agguerriti in questa partita sono proprio i consumatori, tanto che secondo l’organizzazione paneuropea “Beuc”, nove europei su dieci vogliono sapere la provenienza della carne di hamburger, crocchette di pollo o lasagne surgelate. Dall’altra parte c’è l’industria che, oltre a farne una questione di costi, considera italiano un prodotto fatto in Italia, ma non necessariamente con materie prime locali, come avviene già nel caso di bresaola Igp della Valtellina, fatta anche con zebù brasiliani. Il discusso provvedimento, che sarà sottoposto al voto degli eurodeputati mercoledì, chiede alla Commissione Europea di proporre nuove regole per l’indicazione di “origine obbligatoria per la carne nei prodotti trasformati”.
Dopo l’etichetta d’origine per la carne fresca o congelata di manzo, estesa da aprile 2015 a pollame, maiali, pecore e capre, sembra che “l’operazione trasparenza” debba toccare anche all’industria della carne trasformata. Un universo che, secondo Bruxelles, nell’Ue conta 13.000 aziende, 350.000 dipendenti e un fatturato di 85 miliardi. Il merito di aver sollevato la questione in Europa spetta allo scandalo della lasagna alla carne di cavallo del 2013, che ha fatto emergere una catena di approvvigionamento troppo lunga: la frode pare facesse capo a un olandese, con una società registrata a Cipro, che aveva comprato la carne in Romania per poi “trasformarla” in bovina in Olanda, e infine rivenderla all’azienda francese, produttrice della lasagna per la Findus. Un giro lunghissimo rispetto al quale l’obbligo di etichetta dovrebbe ridurre il rischio di frodi.
Per questo, secondo Monique Goyens, direttrice del Beuc, il prossimo voto “è un’occasione per invertire la rotta” e riconquistare la fiducia dei consumatori. L’assemblea di Strasburgo è divisa, fra gruppi politici e aree di appartenenza geografica. “Rinfacciamo spesso alle istituzioni europee di essere troppo distanti dai loro cittadini: questo voto - è il messaggio di Goyens - è l’opportunità per gli eurodeputati di rispondere all’appello per un cambiamento lanciato dal 90% degli europei”.Appello che, nonostante le divisioni, pare sia stato recepito: “l’Assemblea sembra propensa a dire sì”, riferiscono fonti Ue, confermate dall’Eurodeputata Elisabetta Gardini, che aggiunge come il provvedimento sarebbe fondamentale per “tutelare i consumatori e i produttori italiani, che non hanno niente da nascondere”.

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