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Le aziende agricole esprimono giudizi più positivi sulle condizioni di accesso al credito nel 2014. A dirlo Ismea. Settore si conferma più in salute di altri comparti, ma rimangono difficoltà di liquidità, legate soprattutto ai ritardi nei pagamenti

Migliorano i giudizi delle aziende agricole sulle condizioni di accesso al credito nel 2014. Emerge da un’indagine condotta da Ismea su un panel di imprese (730 operatori) del settore primario italiano.
Il ricorso allo sportello bancario ha coinvolto, l’anno scorso, una quota più elevata di aziende agricole, anche se resta largamente maggioritaria la percentuale di imprese del settore che non si avvale dei finanziamenti bancari (3 su 4). Ha ottenuto un prestito l’86% delle aziende richiedenti, la restante quota ha invece rinunciato al finanziamento, ritenendo le condizioni proposte troppo onerose, o in altri casi se l’è visto negare direttamente dalla banca.
Un dato incoraggiante sul 2013, sempre in base ai giudizi degli operatori: sono aumentate infatti in percentuale le richieste finalizzate agli investimenti (con una ridotta incidenza però di quelli innovativi), mentre si è ridotta la quota di prestiti bancari destinati a finanziare l’attività ordinaria d’impresa, che resta comunque la finalità prevalente, più diffusa nel Nord Italia.
Garanzie, tassi elevati e burocrazia rappresentano, nel giudizio degli operatori agricoli, i principali elementi di ostacolo per l’accesso al credito. “Altro aspetto da evidenziare - spiega l’analisi Ismea - è che sul 2013 la quota di imprese che ha dichiarato problemi di liquidità è cresciuta, passando dal 17% al 28%. Sul piano territoriale questa problematica è apparsa più diffusa tra le aziende del Centro e del Nord Ovest, mentre a livello di settore è più ricorrente presso gli allevamenti da latte”.
La principale causa della mancanza di liquidità è riconducibile al gap temporale tra uscite (pagamenti verso fornitori) ed entrate (incassi dai clienti), segnalato soprattutto dalle imprese del Mezzogiorno. “L’analisi quantitativa, basata sui dati della Banca d’Italia - spiega Ismea - dimostra nel frattempo una migliore tenuta del settore agricolo rispetto agli altri comparti dell’economia nazionale, sia in termini di dinamica dei finanziamenti che di qualità delle linee di credito. In particolare, a fronte della contrazione di un punto percentuale dello stock di impieghi complessivi rispetto al 2013, per il settore primario si rileva una crescita dello 0,7%.
L’agricoltura registra anche una quota di sofferenze bancarie (vale a dire di crediti in condizioni di insolvenza) inferiore al resto dei settori economici, con l’11,8% di incidenza rispetto agli impieghi che si rapporta al 15,3% generale”.
I principali risultati dell’indagine rivelano un generale miglioramento dell’accesso al credito. Si registra una crescita della quota di imprese che nel corso del 2014 ha fatto richiesta di finanziamento bancario, salita al 25,3% dal 18,3% del 2013. Sempre rispetto a quanto dichiarato dal campione, emerge inoltre un generale miglioramento del contesto, dato che la quota di imprese ha dichiarato condizioni di accesso al credito più favorevoli è cresciuta (dall’1,5% al 10%) e, nel con tempo, è scesa quella di operatori che percepiscono un peggioramento delle condizioni offerte dalle banche (dal 35% al 29%). 
Le cifre della Banca d’Italia sull’ammontare complessivo (stock) del credito messo a disposizione del sistema Paese rivelano, per il 2014, il trend negativo osservato a partire dal 2012, sebbene in rallentamento. In tale contesto il settore agricolo denota tuttavia una migliore tenuta per la dinamica dei finanziamenti intercettati, in marginale ripresa, ma migliore tenuta per la dinamica dei finanziamenti intercettati, in marginale ripresa, ma soprattutto per la qualità delle linee di credito in essere, che vantano quote di deterioramento più basse di quelle riscontrate mediamente nell’intero sistema economico.

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