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Pensato per l’Expo, ma destinato a rimanere come patrimonio di Milano, apre le porte il Refettorio Ambrosiano, progetto dello chef Massimo Bottura e del curatore artistico del Padiglione Zero di Expo, Davide Rampello, insieme alla Caritas Ambrosiana

Non Solo Vino
Il cuoco Bottura e il Sindaco di Milano Pisapia inaugurano il Refettorio Ambrosiano

Pensato proprio per l’Expo, ma destinato a rimanere come patrimonio della città di Milano, il Refettorio Ambrosiano, progetto nato dall’intuizione dello chef Massimo Bottura e del curatore artistico del Padiglione Zero di Expo, Davide Rampello, che riunisce, sotto la regia della Caritas Ambrosiana, i mondi dell’alta cucina, dell’arte, del design e della solidarietà, è realtà. Proprio lo chef patron dell’Osteria Francescana di Modena, insieme all’Arcivescovo di Milano cardinale Angelo Scola, hanno inaugurato oggi il Refettorio, in Zona Greco, nello spazio che fu dell’omonimo teatro. “Un luogo che mostra la capacità di coniugare la povertà con la bellezza - spiega il cardinale Scola - nel solco della grande tradizione di Milano, dove i maggiori contributori alla costruzione del Duomo sono stati i poveri e le prostitute” (www.refettorioambrosiano.it).
L’ambizione della Caritas Ambrosiana nasce dalle parole di Papa Francesco, che spesso si è scagliato contro la cultura dello spreco e del consumismo, perché qui, nei mesi dell’Expo, 40 grandi chef cucineranno gli scarti dell’Esposizione: “purtroppo nella nostra epoca - ha detto più volte Papa Bergoglio - così ricca di tante conquiste e speranze, non mancano poteri e forze che finiscono per produrre una cultura dello scarto; e questa tende a divenire mentalità comune. Si tratta di una mentalità che genera quella cultura dello scarto che non risparmia niente e nessuno: dalle creature, agli esseri umani e perfino a Dio stesso”.
Gli chef - spiega la Caritas - dimostreranno che adoperando intelligenza, creatività e passione, l’uomo stesso è capace di trasformare ciò che a prima vista sembrerebbe destinato a essere gettato via in eccellenza. Un ribaltamento della logica corrente, un paradosso, nel senso letterale del termine, realizzato nei fatti e non soltanto a parole. In definitiva una grande provocazione culturale. Per dare forza a questo messaggio, era giusto che anche il luogo fosse capace di dire qualcosa, raccontasse almeno in parte l’idea da cui tutto è nato. Che cosa poteva esserci di meglio - continua la Caritas - che un vecchio teatro abbandonato alla periferia di Milano, uno spazio urbano dismesso recuperato a sua volta in luogo di eccellenza grazie ad artisti, designer, architetti per mettere in scena una rappresentazione contro la cultura dello scarto? Infine le persone. La cosa più importante. Da cui siamo partiti. A beneficiare di questa iniziativa saranno persone messe ai margini dalla sfortuna, dai propri errori, dalle regole del mercato. Saremo riusciti nel nostro intento - conclude la Caritas Ambrosiana - soltanto se chi verrà a consumare la cena in questo posto speciale, oltre a soddisfare il bisogno elementare di un pasto, si sentirà anche accolto e amato. Potrà reficere, farsi nuovo, rinnovarsi nel corpo e nello spirito. Soltanto così questo posto sarà appunto un refettorio. Il Refettorio Ambrosiano. Dove potremo dire di servire cibo per l’anima”.

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