02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

2,1 miliardi di euro, tanto vale il biologico nella distribuzione italiana (ristoranti esclusi). A dirlo Nomisma al “Sana” di Bologna. Bene la gdo ma anche in negozi specializzati, dove si paga un 10-20% in più, ma a fronte di un servizio migliore

Un giro d’affari al consumo superiore ai 2,1 miliardi di euro nel solo canale domestico, senza considerare quindi tutto quello che passa attraverso la ristorazione, i bar, le mense e in generale il food service. Ecco il valore del biologico in Italia (alimentare e non), secondo stime di Ismea al centro del Sana di Bologna (“Salone internazionale del biologico e del naturale”, da ieri al 15 settembre, www.sana.it) nel convegno “Tutti i numeri del biologico italiano” a cura di Sana, Ismea, Sinab e Nomisma.
A fare la parte da leoni sono la Distribuzione moderna (ipermercati, supermercati, discount, libero servizio) con un fatturato nel segmento di 855 milioni (il 40% del valore del bio-retail) e le superfici specializzate nella vendita di prodotti biologici che muovono più di 760 milioni di euro (equivalenti al 35% del totale). Il resto se lo spartiscono mercatini vendite dirette, gruppi di acquisto solidali (Gas) e e-commerce (10%), negozi tradizionali (8,9%) e farmacie (5,1%).
Nel dettaglio, i consumi di biologico in Gdo, spiega l’Ismea nel Rapporto “Bio-Retail”, esprimono tassi di crescita molto sostenuti, in evidente controtendenza rispetto alle vendite di prodotti alimentari convenzionali. Dopo aver chiuso il 2014 con un incremento dell’11%, gli acquisti di food bio hanno spiccato letteralmente il volo nei primi sei mesi del 2015, con un +20% in valore, che allarga ulteriormente il gap con il trend dell’agroalimentare nel complesso, fermo nello stesso periodo a un +0,1%.
I dati del panel Ismea Nielsen evidenziano poi un aumento diffuso in tutte le categorie di prodotto, le aree geografiche e canali della distruzione moderna. I comparti più dinamici si confermano i derivati dei cereali (+19% nel 2014 e +28% nella prima metà del 2015) e gli ortaggi freschi e trasformati (rispettivamente +14% e +21,8%).
Tra le aree geografiche spicca il ruolo del Nord (che concentra i 2/3 degli acquisti). Segue il Centro e, a distanza, il Sud, ancora residuale ma in forte crescita nel biennio in esame. Tra i diversi format della Gdo schiacciante è il peso dei super e degli Iper, che esprimono anche i tassi di crescita più elevati.
Nei negozi specializzati, invece, Ismea stima una crescita delle vendite di prodotti bio (anche non alimentari) a un tasso medio annuo compreso tra un +12% e un +15% nell’ultimo quinquennio, che si rivela addirittura superiore di qualche punto percentuale alla pur brillante performance delle vendite nel modern trade. In questo canale, le vendite sono costituite per circa l’88% da prodotti alimentari, e per il restante 12% da merceologie non food, prodotti per la cura della persona in primis.
Notevole la forbice di prezzo da canale a canale, con i negozi specializzati a +10-20% sulla gdo, a fonte di un plus di servizio come l’assortimento, l’informazione e la capacità di creare engagement anche attraverso i social network e così.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli