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Un cibo che integra tutti i popoli del Mediterraneo e del mondo e consumato da 2 miliardi di persone. Ecco il cous cous, il piatto celebrato e cucinato in 30 varianti differenti, a San Vito Lo Capo, da oggi al 27 settembre, al “Cous Cous Festival”

Un cibo che integra tutti i popoli del Mediterraneo e del mondo ed è consumato da oltre 2 miliardi di persone. Ecco il cous cous, il piatto celebrato a San Vito Lo Capo fino al 27 settembre al “Cous Cous festival”, cucinato in 30 varianti differenti da chef provenienti da 10 Paesi diversi, dall’Italia al Brasile, dalla Francia a Israele, dal Marocco a Palestina, Senegal, Stati Uniti e Tunisia e, per la prima volta, dalle Mauritius (www.couscousfest.it).
“È il Festival dell’integrazione culturale da ben 18 anni - spiegano gli organizzatori - l’inasprimento della negazione dell’ospitalità ai migranti lo rende più attuale e, questo anno, lo slogan scelto è “la pace nutrirà il mondo”. Nei giorni di Festival mettiamo a confronto le tradizioni e le culture di Paesi provenienti da tutti i continenti. La gara internazionale di cucina, prevista all’interno dell’evento, è un pretesto per sancire lo scambio culturale, celebrando le differenze. Il cous cous è il piatto dalla pace perché viene consumato da popoli islamici, cristiani ed ebrei che in cucina dimenticano le differenze. Qui Israele e Palestina lavorano insieme per preparare il piatto per la pace”.
A San Vito Lo Capo sono cucinati i cous cous più esotici e stravaganti: dalla variante del Senegal con carne e datteri a quella della Costa d’Avorio con carni miste e verdure, poi si va da quello tunisino con carne e verdure a quello brasiliano con latte di cocco e frutti di mare. Il Marocco propone una versione con carni e ceci mentre l’Algeria con pollo, patate e ceci. Dal Maghreb la versione “ricca” con carote, zucchine, patate, pomodoro, curry, pollo, manzo e frutta secca, la ricetta con il nero di seppie, quella a base di agnello ma anche una ricetta vegana con pomodoro, mandorle, carote, zucchine, sedano, piselli, verdure, curry e peperoncino. Il cous cous del Senegal ha molte varianti e si fa anche con il riso a grana lunga o con il miglio, col frumento integrale o grano duro germogliato, da cucinare con carni miste e datteri, quello della Costa d’Avorio è piccante alle verdure, della Tunisia con montone e zucca gialla e marocchino con pollo e ceci.
Altre varianti del Mediterraneo sono a base di pesce, crostacei e zucchine, oppure tonno, sarde e finocchietto o carni miste e verdure piccanti. Oppure quello pantesco con mandorle, patate, melanzane, peperoni e zucchine. In Francia si accompagna alla bouillabaisse, la zuppa di pesce alla marsigliese. In Israele i grani sono più grandi e si cucina con zucchero, uvetta e arance oppure più speziato e aromatico. Grana grossa anche in Palestina dove si impiega anche grano integrale e frumento speziato e una qualità di grano duro hambar fra le più pregiate. Dal Brasile la ricetta contiene latte di cocco, tapioca e latte condensato secondo le abitudini dei migranti africani, oppure la versione paulista con pesce, semi di grano, uova, pomodori e cuori di palma. Per gli amanti della tradizione italiana c’è la versione alla sanvitese, con pesce, mentre i celiaci possono trovare una ricetta di pesce senza glutine. Ancora con tonno e finocchietto e alla siciliana con carne di manzo e ortaggi, il tabule con verdure e pesce alla mentuccia e il cous cous “alla norma” con pomodoro e melanzane. Attesi al Festival 200.000 visitatori. Questo anno i giorni di festival diventano dieci invece che sei e il programma prevede molti incontri, per adulti e piccini, e concerti di rilievo.

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