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Italia e Francia, dove la storia e la diplomazia si intrecciano all’enogastronomia: da Cavour a De Gaulle, da Renzi ed Hollande, che ieri si sono incontrati a tavola, all’Osteria Francescana di Modena, tra economia, agroalimentare e politica estera

I rapporti tra Francia e Italia non sono mai stati idilliaci, né a livello diplomatico, né sportivo, né, tantomeno, enogastronomico, un piano che qui come da noi, si intreccia spesso, e da sempre, con quello politico. Già nel 1859, il 26 aprile, dopo aver deciso di dichiarare guerra all’Austria, pare che il Conte di Cavour, che nel 1861 diventerà il primo Presidente del Consiglio della Storia d’Italia, abbia esclamato: “aggiungi un appuntamento per oggi abbiamo fatto la storia, adesso andiamo a mangiare”. Poco lontano, qualche decennio dopo, Charles De Gaulle si chiedeva come governare la Francia, che ha più formaggi che giorni nel calendario, per non parlare dei soldati napoleonici che festeggiavano le loro vittorie sciabolando bottiglie di Champagne (ed inventando, inconsapevolmente, la tecnica del sabrage).
Oggi, i due eredi dei grandi leader del passato, Matteo Renzi da una parte, e François Hollande dall’altra, scelgono, non a caso, proprio la tavola per fare il punto sulla situazione politica ed economica dei due Paesi, in cerca di una sinergia in Europa sull’emergenza migranti. A fare da sfondo al vertice, una location d’eccezione, la sala della cantina del miglior ristorante del Belpaese, l’Osteria Francescana di chef Massimo Bottura, a Modena.
Protagonisti i sapori del menu “Territorio masticabile”, un inno alla gastronomia italiana che, anche grazie all’Expo, continua a correre sui mercati di tutto il mondo, con la crescita delle esportazioni dei prodotti alimentari che, nei primi 7 mesi del 2015, fa segnare il +7%. Merito proprio dei prodotti che, ieri sera, hanno allietato l’incontro tra Hollande e Renzi, dalla mortadella alla pasta (che Bottura ha fatto incontrare con il fois gras), dalla carne chianina all’aceto balsamico (cui ieri la Germania ha riconosciuto l’unicità della dicitura), passando per formaggi come il Parmigiano, protagonista del primato italiano nel mondo nel settore caseario, che ha chiuso il primo semestre dell’anno con le spedizioni in crescita dell’8% sui mercati mondiali, e una leadership schiacciante proprio sulla concorrenza francese quando si parla di formaggi Dop, con una produzione annua che tocca i 500 milioni di chili. Tutto innaffiato dal Lambrusco emiliano selezionato dal sommelier Giuseppe Palmieri, alfiere di un’Italia enoica che, in termini di export e prezzo medio, insegue la Francia ancora da lontano.

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