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Dal blocco permanente delle piante di vite in Puglia all’import a dazio zero dell’olio tunisino in Europa: il “j’accuse” di Dario Stéfano contro le decisioni “di natura arcigna” della Commissione Europea, in difesa dell’agricoltura pugliese

Non Solo Vino
Il senatore Sel Dario Stefano

“Spiace molto dover riconoscere, cosi spesso, nell’attività e nelle decisioni della Commissione Europea una vera e propria natura arcigna. Si è raggiunto un livello di assurdità altissimo. Per questo chiedo ancora al Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina di intervenire e mi appello al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano affinché faccia sentire forte la voce della Puglia”. Così, in una nota, il senatore Dario Stefàno, intervenendo ancora una volta sul permanente blocco della commercializzazione delle piante di vite in Puglia e alla vicenda dell’olio tunisino.
“Non si comprende perché - spiega Stefàno a proposito del blocco della vite - nonostante gli esiti negativi delle ricerche scientifiche in merito all'impatto del batterio sulla vite e nonostante i risultati del test di patogenicità, che dimostrano che il ceppo di Xylella presente in Puglia non colpisce questa pianta, il Comitato fitosanitario non abbia ancora deciso di eliminarla dall’elenco delle piante ospiti sottoposte a regolamentazione. I danni al comparto sono già rilevanti e ingenti, ma si rischia il tracollo definitivo se non sarà subito rimosso questo blocco immotivato, per consentire ai vivaisti pugliesi di tornare a ricevere ordini di acquisto”.
“E rilevanti e ingenti rischiano di diventare anche - prosegue Stefàno - i danni al comparto olivicolo, pugliese e italiano, con la scelta della Commissione Europea di sostenere l’economia tunisina incrementando di 35.000 tonnellate le importazioni di olio a dazio zero nel territorio comunitario per i prossimi due anni. Il nobile intento di aiutare un Paese, vittima della violenza del terrorismo, rischia comunque di andare ad impattare negativamente su un settore già fortemente provato da una profonda crisi. Alle spalle abbiamo il 2014, anno nero per la produzione italiana di olio di oliva, crollata del 40% ,che già risentiva degli effetti della riforma Pac del 2013, fortemente punitiva nei confronti di questo settore. Ora, le aspettative positive per il 2015 vengono messe pesantemente sotto ipoteca da una decisione che sembra essere stata assunta senza una reale valutazione del suo impatto. Si rischia, con l’olio tunisino, di alimentare il circuito del sotto costo e inficiare così i livelli di qualità e sicurezza adottati e previsti in Europa”.
“Un’ulteriore e dannosa beffa, insomma - conclude Stefàno - a danno anche dei cittadini. I produttori meritano massimo supporto perché non possono combattere da soli queste battaglie contro una Europa pigra e sorda”.

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