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La proposta è troppo bassa, e dopo 15 anni finisce il rapporto di sponsorship tra il big dello Champagne G. H. Mumm e la Formula 1, dove i piloti celebrano le proprie vittorie con una doppia magnum di bollicine dal lontano 1967 ...

La fine del rapporto tra il big dello Champagne G. H. Mumm ed il circus della Formula 1, iniziato nel 2000, campeggia sulle pagine di tutti i siti specializzati (più che di vino, di sport, ndr). Alla base della rottura, dopo 15 anni di collaborazione, sembra che ci sia una proposta di sponsorship ritenuta troppo bassa dal boss della Formula 1 Bernie Ecclestone: 5 milioni di euro per portare le mitiche doppie magnum sul podio alla fine dei 20 Gran Premi della stagione 2016, la metà di quanto stanziato fino ad oggi. Ed in attesa di sapere con cosa festeggeranno Hamilton, Vettel e company tra qualche mese, Mumm diventa lo Champagne ufficiale della neonata Formula E, il campionato delle monoposto elettriche.
Oggi, pensare al podio di una gara di Formula 1 senza la classica doppia magnum aperta dal vincitore, ed inevitabilmente stappata sul secondo e terzo classificato, è quanto di più strano ci possa essere, ma la storia dello Champagne sul podio dei Gp di Formula 1 è lunga e complessa.

Tutto inizia nel lontanissimo 1950, quando il circus tocca per la prima volta il suolo francese, sul circuito di Reims, proprio nel cuore della Champagne. Fino al 2 luglio di quell’anno, infatti, le gare si correvano esclusivamente nel mitico circuito di Silverstone, ma l’arrivo del primo Gran Premio di Francia non lasciò per nulla indifferente due grandi fan della velocità: Paul Chandon Moët et Frédéric Chandon de Brailles , a capo, allora, della mitica griffe dello Champagne Moët & Chandon. Furono loro i primi ad offrire al vincitore, l’argentino Jaun Manule Fangio (vincitore del mondiale di Formula 1 per ben 5 volte, nel 1951, 1954, 1955, 1956 e 1957), una doppia magnum di Champagne, per celebrare sul podio il successo ottenuto in pista, come racconta il sito “Motorsport” (www.fr.motorsport.com).
Tutto qui? No, perché in quel lontano 2 luglio 1950 il tappo non saltò, e lo Champagne arrivò, immaginiamo, integro, a casa del mitico Fangio. Dobbiamo aspettare fino al 1966 per veder scorrere le bollicine sul podio: quell’anno, Jo Siffert, vincitore della 24 Ore di Le Mans, innaffiò involontariamente il pubblico, con il tappo che saltò a causa del caldo. È solo l’anno successivo che il gesto diventò rituale, quando Dan Gurney, pilota della Ford GT40 e vincitore del Gran Premio, non a caso, di Le Mans, celebrò l’impresa stappando la 3 litri sulla folla festante, in un festeggiamento che voleva ricordare proprio i festeggiamenti di Siffert, del tutto involontari, dell’anno precedente.
Il resto è storia, tra ordinario e straordinario: nel circuito, dal 2004, si è aggiunta la tappa del Bahrein, dove la legge non permette di celebrare con bevande alcoliche, mentre in Francia, a causa della legge Evin, l’etichetta deve essere coperta, anche se l’aneddoto più celebre, probabilmente, risale al 1978, quando Gilles Villeneuve vinse il “suo Gran Premio, quello del Canada, celebrando, sul podio, con una bottiglia di birra ...

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