“Sulla possibilità di produrre pomodoro San Marzano fuori dall’area geografica prevista dal disciplinare di produzione approvato dall’Unione Europea è in atto un furto di identità al made in Italy colpito da recenti ipotesi e provvedimenti comunitari che hanno interessato i prodotti base della dieta mediterranea dall’ortofrutta ai vini, fino all’olio”. Così la Coldiretti in riferimento alla presenza di coltivazioni di pomodori San Marzano in Belgio, nel chiedere all’Unione europea un’azione incisiva per consentire ai consumatori di compiere scelte di acquisto consapevoli.
“Chi sceglie San Marzano in Europa e nel mondo - sottolinea la Coldiretti - è convinto, infatti, di acquistare un prodotto italiano e non si possono quindi tollerare inganni dei consumatori ma neanche la concorrenza sleale nei confronti dei produttori dell’unico San Marzano dell’agro Sarnese Nocerino Dop, impegnati nel rispettare rigidi disciplinari di produzioni. Il pomodoro San Marzano dell’agro Sarnese Nocerino Dop - sottolinea la Coldiretti - è una varietà conosciuta in tutto il mondo, sulla cui produzione si regge l’economia di 41 comuni delle province di Salerno, Napoli e Avellino in Campania, che l’Unione Europea deve tutelare sulla base del sulla base del regolamento n. 1151/12. La norma sulla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine dei prodotti agricoli ed alimentari che prevede apposite sanzioni amministrative per tutti coloro che utilizzano impropriamente segni distintivi di un prodotto nella presentazione e nella commercializzazione”.
“Siamo di fronte ad un nuovo tentativo di omologare al ribasso le produzioni mentre il futuro dell’agricoltura italiana ed Europea dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali che sono la chiave del successo del Made in Italy” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - nel ricordare anche “l’avvio del processo di revisione delle norme che disciplinano l’etichettatura dei vini che rischia di portare alla liberalizzazione dell’uso nell’etichettatura di tutti i vini varietali”.
Secondo uno studio della Coldiretti valgono almeno 3 miliardi i vini Made in Italy identificati da denominazioni che rischiano ora di essere di essere scippate all’Italia se la Commissione Europea consentirà anche ai vini stranieri di riportare in etichetta nomi quali Aglianico, Barbera, Brachetto, Cortese, Fiano, Lambrusco, Greco, Nebbiolo, Picolit, Primitivo, Rossese, Sangiovese, Teroldego, Verdicchio, Negroamaro, Falanghina, Vermentino o Vernaccia, solo per fare alcuni esempi. “Ma i prodotti della dieta mediterranea made in Italy - aggiunge la Coldiretti - sono sotto attacco anche per le importazioni di pomodoro dal Marocco agevolate dall’Ue nonostante il fatto che nel paese africano è permesso l’uso di pesticidi pericolosi per la salute che sono vietati in Europa e le coltivazioni sono realizzate in condizioni di dumping sociale per il basso costo della manodopera. Dopo che nel 2015 in Italia sono aumentate del 520% le importazioni dell’olio di oliva della Tunisia secondo la Coldiretti è stato un errore anche l’accesso temporaneo supplementare sul mercato dell’Unione di 35.000 tonnellate di olio d’oliva tunisino a dazio zero, per il 2016 e 2017”.
“Il nuovo contingente agevolato - sottolinea la Coldiretti - va tra l’altro ad aggiungersi alle attuali 56.700 tonnellate a dazio zero già previste dall’accordo di associazione Ue-Tunisia, portando il totale degli arrivi “agevolati” oltre quota 90.000 tonnellate. Le contraddizioni dell’Unione Europea - denuncia la Coldiretti - sono evidenti anche nelle norme che riguardano la tracciabilità e l’etichettatura dei prodotti alimentari con l’obbligo di indicare in Italia la provenienza per l’ortofrutta fresca ma non per quella trasformata, per il latte fresco ma non per quello a lunga conservazione o per i formaggi, per la carne ma non per i salumi nè tantomeno per la pasta. Il risultato è che gli inganni del finto made in Italy sugli scaffali - conclude la Coldiretti - riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all’insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere”.
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