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L’agroalimentare d’eccellenza italiano tira, ma lotta alle agromafie e alla contraffazione sono fondamentali per economia, società e consumatori: i messaggi nella “Giornata nazionale della qualità agroalimentare”

Da un lato il giro d’affari dei prodotti Dop e Igp che traina l’agroalimentare e vale oltre 13 miliardi di euro alla produzione, e che potrebbe essere molto più alto con un adeguato contrasto alle imitazioni, dall’altro quello delle agromafie, che supera i 16 miliardi di euro: sono le due facce di una medaglia fotografate, oggi a Roma, nella “Giornata nazionale della qualità agroalimentare”, dai rapporti di Coldiretti ed Eurispes sulle agromafie, e di Fondazione Qualivita e Ismea sui prodotti Dop e Igp. Con dati che, evidentemente, dicono che molto ancora si può e si deve fare per sviluppare il pieno potenziale di un settore che, più volte, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha definito fondamentale per la crescita del Paese.
“Potrebbero nascere 300.000 nuovi posti di lavoro dalla lotta alla contraffazione e alla falsificazione dei prodotti alimentari italiani di qualità - ha detto il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo - che sono stati determinanti nel consentire all’Italia di raggiungere nel 2015 il record storico delle esportazioni agroalimentari di 36,8 miliardi dei quali, ben il 20% è realizzato proprio dai Dop e Igp. Un risultato che potrebbe migliorare considerevolmente poiché due prodotti alimentari di tipo italiano su tre in vendita sul mercato internazionale sono il risultato dell’agropirateria internazionale che sul falso made in Italy fattura 60 miliardi di euro nel mondo” ha denunciato Moncalvo.
In testa alla classifica dei prodotti più taroccati, rileva la Coldiretti, ci sono i formaggi a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano che ad esempio negli Stati Uniti in quasi nove casi su dieci sono sostituiti dal Parmesan prodotto in Wisconsin o in California. Ma anche il Provolone, il Gorgonzola, il pecorino Romano, l’Asiago o la Fontina. Poi ci sono i nostri salumi più prestigiosi dal Parma al San Daniele che spesso “clonati” ma anche gli extravergine di oliva e le conserve come il pomodoro san Marzano che viene prodotto in California e venduto in tutti gli Stati Uniti.
“La produzione annuale di imitazioni dei formaggi italiani - riferisce la Coldiretti - ha raggiunto negli Usa il quantitativo record di quasi 2.228 milioni di chili, con una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni, tanto da aver superato addirittura la stessa produzione di formaggi americani come Cheddar, Colby, Monterrey e Jack. Tra i formaggi italiani made in Usa più gettonati ci sono la mozzarella (79%), il Provolone (7%) e il Parmesan (6%), con quasi 2/3 della produzione realizzata in California e Wisconsin mentre lo Stato di New York si colloca al terzo posto. Uno scippo che riguarda anche denominazioni tutelate dall’Unione Europea con la produzione di Parmesan statunitense che ha raggiunto i 144 milioni di chili, la metà di quello originale realizzata in Italia. Se gli Stati Uniti sono i “leader” della falsificazione, le imitazioni dei formaggi italiani sono molto diffuse dall’Australia al Sud America, ma anche sul mercato europeo e nei Paesi emergenti, dove spesso il falso è arrivato prima delle produzioni originali. In questo contesto è particolarmente significativo il primo piano per l’export che prevede per la prima volta azioni istituzionali di contrasto all’italian sounding. A questa realtà - conclude la Coldiretti - se ne aggiunge però una ancora più insidiosa: quella dell’italian sounding di matrice italiana, che importa materia prima dai paesi più svariati, la trasforma e ne ricava prodotti che successivamente vende come italiani senza lasciare traccia, attraverso un meccanismo di dumping che danneggia e incrina il vero made in Italy, perché non esiste ancora per tutti gli alimenti l‘obbligo di indicare la provenienza in etichetta”.
Battaglia fatta propria dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, che guarda all’Ue: “occorre dare vita ad un’iniziativa europea sull’obbligo di etichettatura dei prodotti alimentari, perché se resta solo entro i confini nazionali, rischiamo di non farcela e di non vincerla. Bisogna ingaggiare un quadro di alleanze europee - ha precisato il Ministro - ed è importantissimo che la Francia, prima reticente a discutere di etichette, abbia aperto a un’iniziativa comune su questo versante, come anche i Paesi del Nord Europa; è uno spazio di lavoro cruciale ma c’è bisogno anche delle forze dell’associazionismo agricolo e alimentare. Ma vedo il bicchiere mezzo pieno perché, nonostante le difficoltà, uno spazio si è aperto”.
Ma le istituzioni si stanno muovendo, almeno pare, anche sul fronte delle agromafie, dove la malavita ha investito pesantemente negli ultimi anni, perché “le mafie sono in espansione in ogni comparto economico merceologico e, per quanto riguarda l’agroalimentare la loro filosofia è quella di sempre: piatto ricco mi ci ficco”, ha detto Gian Carlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare. “Nell’agroalimentare c’è da guadagnare - ha detto ancora Caselli - se poi si gioca con un mazzo di carte truccato si guadagna ancora di più”.
“Laddove c’è mafia - ha ricordato il Ministro della Giustizia Andrea Orlando - c’è contraffazione e sfruttamento del lavoro. L’Italia non può pensare di essere competitiva, con lo sfruttamento del lavoro senza regole. L’anno scorso, in questa sede, abbiamo preso un impegno che era quello di innovare la normativa per contrastare il caporalato, un lavoro in dirittura di arrivo dove ci stiamo confrontando con gli steakolder per le ultime limature; poi proporrò un ddl complessivo con il ministro Martina per rafforzare gli strumenti di contrasto in questo senso. Ma intanto - aggiunge Orlando - la Camera ha licenziato un buon testo che consente di innovare il funzionamento dell’Agenzia dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e anche le procedure, mediante le quali utilizzare questi beni. L ’auspicio è che superato l’ingorgo determinato da molte cose al Senato - ha precisato Orlando - questa legge possa essere approvata il più presto possibile, credo sia una risposta importante dal punto di vista del contrasto alla criminalità e anche dal punto di vista economico per le cifre del fenomeno”.

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