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“Il giornalista alimentare non può occuparsi solo di ristoranti, ma deve riscoprire e raccontare il rapporto tra cibo, società e politica”. Le parole di Carlin Petrini scuotono il “Festival del Giornalismo Alimentare”, a Torino, oggi e domani

Non Solo Vino
Carlo Petrini

“Usciamo dalla concezione che siamo giornalisti che scrivono solo di ristoranti. Altrimenti è regressione. Il giornalista alimentare si occupa di politica. Studiamo, cerchiamo di capire che relazione c’è tra cibo e politica”. È Carlin Petrini, il fondatore di Slow Food, ad aprire il “Festival del Giornalismo Alimentare” (www.festivalgiornalismoalimentare.it), di scena, oggi e domani, a Torino, tra incontri, dibatti e laboratori sulla comunicazione del wine & food.
“Mi occupo da anni di giornalismo alimentare - racconta Petrini - è il nostro comparto è oggi in mezzo ad un guado: dobbiamo decidere dove andare. La comunicazione del cibo è schizofrenica. Io ho riscoperto il pensiero moderno di Brillat Savarin: la gastronomia è tutto quello che è l’uomo quando si nutre. È biologia, è chimica, è fisica, è conoscenza delle sapienze agricole, è economia, è politica, è storia, è cultura. Ed io aggiungo: è ecologia. Savarin è un pensatore attuale”. Largo, quindi, ai grandi temi dell’attualità, che molto hanno a che fare con l’agricoltura, a partire dalla situazione siriana: ”c’è il pollaio della gastronomia, di stelle, cappelli e bicchieri, e ci sono le tematiche della buona alimentazione, di cosa accade alle derrate alimentari. Questi sono temi giornalistici: la geopolitica dell’alimentazione, la fame nel mondo. Non si parla del disastro alimentare della Siria. Prima della guerra, la produzione agricola dava da mangiare a 13 milioni di persone. Oggi i contadini sono in una situazione drammatica: non producono più cibo. In Siria sono sotto le bombe e sono senza mangiare. Dobbiamo ritrovare una dimensione olistica: è l’argomento dei prossimi anni. Ricominciamo a parlare di biodiversità”.
Senza dimenticare, immancabile, Papa Francesco, la cui ultima Enciclica “ha al centro il tema alimentare. Il Papa fa politica alimentare, ma anche Bernie Sanders, lo sfidante di Hillary Clinton alle primarie democratiche in Usa, ha un programma alimentare per ricostruire la piccola economia agricola nel Paese, ed i giovani sono dalla sua parte. Negli Usa nel ‘97 non c’erano neanche cento mercati contadini, ed oggi sono 12.000. Viviamo tempi interessanti - conclude il padre di Slow Food - accettiamo la sfida di non relegare la comunicazione alimentare dentro i ristoranti”.
Sul palco, tanti gli ospiti della giornata di apertura del Festival, accolti da Elisabetta Barberis (Università di Torino) e sollecitati dal vice direttore de La Stampa Luca Ubaldeschi. Da Alessandra Comazzi, presidente della Stampa Subalpina, che sostiene come ci sia “un solo giornalismo, come un solo cibo: quello buono”, al sindaco Piero Fassino, per cui “la sensibilità sul cibo e sull’alimentazione è più alta che in passato. Oggi mangiare bene e bere bene è un diritto, non un’aspirazione. C’è questa consapevolezza. L’eredità di Expo è garantire sempre di più la qualità del cibo. Tutto questo ha a che vedere con il giornalismo. È un salto di qualità significativo che rappresenta un innalzamento del livello di civiltà. Nello statuto di Torino - conclude il sindaco di Torino - è sancito il diritto al cibo. E abbiamo sottoscritto il Patto di Milano con altre nazioni del mondo”. Patto di Milano al centro dell’intervento di Maurizio Baruffi, capo di gabinetto del sindaco di Milano: “l’intento era di riunire i grandi sindaci intorno a un documento da sottoscrivere durante Expo. Volevamo creare un progetto che andrà sviluppato. Ad oggi hanno firmato 120 città, ma cresceranno ed è necessario condividere insieme una food policy”. Ed ancora, Giuseppe Lavazza, vice presidente Lavazza, ha parlato di “economia circolare che produce sviluppo sostenibile”, Maria Caramelli, direttrice Istituto Zooprofilattico Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, ha toccato il tema della sicurezza alimentare: “importante garantire la qualità del cibo attraverso i controlli e prevenire così le emergenze alimentari come la mucca pazza e l’aviaria. Il consumatore non vuole cibarsi di un animale maltrattato”. Mentre Marco Pedroni, presidente nazionale Coop ha ricordato come “le famiglie stanno cambiando e lo fanno più velocemente delle Istituzioni e delle imprese. Vogliono vivere bene anche con pochi soldi. Non dobbiamo dimenticare che siamo il secondo Paese in Europa per obesità dei bambini. I consumatori oggi sono più maturi delle imprese anche nelle scelte. Sul cibo c’è un problema di qualità dell’informazione. Il piccolo è bello ma va portato su scala più grande. Tutto - conclude Pedroni - deve essere buono, pulito e giusto, anche i grandi. Ma il prodotto su larga scala va gestito”.

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