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Il paradosso dei marchi di qualità Ue: i loghi che a livello europeo garantiscono Igp, Dop e Stg di un alimento non sono registrati in nessun Paese del mondo, neanche in Usa. L’allarme Aicig: “una pericolosa zona grigia legale”

La tutela dei prodotti europei passa anche attraverso loghi registrati che ne certificano la qualità, per cui sembra paradossale che proprio quei loghi che a livello Ue garantiscono l’Indicazione geografica protetta, la Denominazione d’origine protetta o la Specialità tradizionale garantita di un alimento non siano registrati in nessun paese del mondo. A denunciare l’esistenza di un zona grigia legale è l’Aicig - Associazione italiana consorzi indicazioni geografiche, sottolineando che il problema è ora di estrema attualità visti i negoziati in corso con gli Usa per la firma del partenariato economico e commerciale, il famoso, o famigerato, Ttip. “È da una decina d’anni che chiediamo alla Commissione Ue di trovare una soluzione - spiega l’Aicig - se un giorno qualcuno negli Stati uniti volesse registrare il logo giallo-rosso Dop, siamo certi che potremmo impedirglielo?”.

La ragione per la quale Bruxelles non ha mai registrato i loghi sono gli enormi costi che comporterebbe tale operazione. Su ognuno dei loghi, infatti, è presente una dicitura che ne spiega il significato, che nell’Ue è tradotta in 24 lingue diverse. Registrare le 24 versioni in circa un centinaio di Paesi dal mondo avrebbe costi esorbitanti, fanno sapere dalla Commissione, per questo l’Ue preferisce proteggerli includendo specifiche clausole negli accordi bilaterali firmati con i partner commerciali. Inoltre, attraverso il Centro comune di ricerca europeo, l’Ue sorveglia nel mondo intero tutte le domande di registrazione che possono contenere i loghi Dop-Igp. “Quindi se un americano prova a registrare un logo, noi siamo in grado di intervenire tempestivamente per impedirglielo”, spiegano da Bruxelles. L’esistenza di una “zona grigia” legale è però un dato di fatto. “Abbiamo suggerito di eliminare le scritte dai loghi, così da poterli registrare e proteggere in modo sicuro”, ribatte l’Aicig. Un’ipotesi che al momento la Commissione non sembra voler prendere in considerazione.

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