“Se pensiamo che solo in America il fenomeno dell’Italian sounding vale circa 23 miliardi di euro (7 prodotti su 8 sono venduti come italiani ma non lo sono), ecco che il valore complessivo e quindi il danno economico per l’industria alimentare italiana è ben più alto. Questa è una battaglia di tutto il sistema Italia e di tutta la filiera agroalimentare e l’industria alimentare del nostro Paese vuole essere in prima fila a combatterla”: parola di Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare e coordinatore del primo “Osservatorio Internazionale sull’Italian sounding alimentare”, lanciato da Federalimentare e Cibus, il Salone Internazionale dell’Alimentazione a Fiere di Parma. L’Osservatorio studierà il fenomeno dell’Italian sounding, ben identificabile, ma non adeguatamente approfondito, avvalendosi della consulenza scientifica di un advisor di livello in ambito studi/osservatori, e a dati di fonti accreditate. Analizzerà le modalità e le tipologie del fenomeno, ma soprattutto monitorerà i mercati geografici e i canali, dove e attraverso cui l’Italian sounding prolifera. L’obiettivo finale di questo percorso di tutela dei nostri prodotti, che sarà sviluppato anche attraverso tutte le possibili sinergie con Ice e con le autorità competenti, sarà quello di favorire interventi repressivi e legali mirati per fermare il dilagare del finto prodotto italiano. Un primo rapporto dell’Osservatorio verrà presentato in occasione di Cibus Connect 2017.
L’Osservatorio, nato dall’impegno di Federalimentare e Fiere di Parma, è il primo atto concreto a testimonianza del potenziamento del Salone internazionale dell’alimentazione, previsto anche nel rinnovo del contratto tra Federalimentare e Fiere di Parma per il decennio 2016-2026, che vedrà sempre più Cibus come piattaforma per la promozione e la salvaguardia del made in Italy nel mondo.
L’industria alimentare italiana auspica da tempo che Bruxelles intervenga contro il fenomeno dell’Italian sounding. In tal senso è positivo che Parlamento europeo abbia approvato una risoluzione finalizzata a fermare l’inganno dei prodotti alimentari stranieri spacciati per made in Italy auspicando l’indicazione obbligatoria del Paese d’origine o del luogo di provenienza per alcuni prodotti alimentari. È questa la strada, dichiara Luigi Scordamaglia, una norma comunitaria valida per tutti a cui non possono sfuggire i furbetti degli altri paesi mentre una norma nazionale solo italiana non raggiungerebbe lo scopo anzi sarebbe controproducente.
L’Italian Sounding è una fra le più subdole forme di comunicazione ingannevole per il consumatore, è un fenomeno non facilmente contrastabile e si riferisce all’attribuzione ad un prodotto di un’origine italiana che in realtà non ha. Una falsa evocazione di italianità mediante bandiere, foto, nomi posti su prodotti in realtà non fabbricati in Italia. Un giro d’affari, e quindi un relativo danno per il vero made in Italy, che in passato è stato stimato sui 60 miliardi di euro, un valore che però oggi appare decisamente inappropriato.
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