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Nel nome del cibo. Alleanza in vista tra Città di Torino e Slow Food per ridurre sprechi alimentari, generare energia dagli scarti, favorire produzioni “a km zero” o di filiera corta ed educare le nuove generazioni a un’alimentazione corretta

Se non è già una best practice, poco ci manca. La convenzione quadro annunciata oggi tra Città di Torino e Slow food sul cibo contiene infatti in sé tutti gli elementi necessari a renderla un esempio eccellente di cooperazione, di attenzione del settore pubblico su temi di lungo periodo e, potenzialmente, un esempio per tutti gli altri comuni d’Italia. L’obiettivo dell’accordo è quello di ridurre gli sprechi traendo energia dagli scarti, sviluppare la filosofia alimentare “a km zero” e gli orti urbani e favorire l’educazione alimentare, e l’annuncio è stato dal Sindaco Piero Fassino e dal fondatore di Slow Food Carlo Petrini davanti all’orto di piazza Emanuele Filiberto. Un luogo dal forte valore simbolico, nel quale Petrini intende radunare tutti coloro che coltivano orti urbani nel mondo in occasione dell’edizione 2016 di “Terra Madre Salone del Gusto” (22-26 settembre, www.salonedelgusto.com/it).
“La Città - ha commentato il primo cittadino Fassino - è molto impegnata sui temi del cibo, a partire dal diritto al cibo nel proprio Statuto. Fra le iniziative, il cibo fresco nelle mense di nidi e materne con l’obiettivo di estenderlo a tutte le scuole, programmi di educazione alimentare con i bambini che scelgono i menù e coltivano 70 orti scolastici, iniziative contro lo spreco con i cibi deperibili consegnati alle mense popolari e una app per l’acquisto di prodotti scontati a fine giornata. L’intesa qualificherà sempre più Torino come capitale del cibo”.
“Avere un orto urbano in pieno centro - ha chiosato Petrini - venti anni fa era impensabile. Ma nel 2008 per la prima volta nella storia dell’umanità gli abitanti delle città hanno superato quelli delle campagne, e queste grandi concentrazioni urbane hanno bisogno di polmoni verdi che producano cibo. Gli orti urbani stanno sorgendo ovunque, a New York, a Londra, a Parigi. E’ ora di superare il dualismo creato nel 1600, quando si separarono i giardini vocati al bello nelle città dagli orti per la produzione agricola nelle campagne. Dobbiamo riappropriarci della concezione dei romani, per i quali l’orto era entrambe le cose: l’etica e l’estetica devono tornare a coincidere”.

“Questo orto urbano - ha aggiunto Petrini - è bellissimo ed è un simbolo. Vorrei che in occasione di Terra Madre venissero qui per un brindisi tutti coloro che coltivano gli orti urbani del mondo. Dimostreremmo così che anche Slow Food si estende nelle città, e senza limitarsi ai teatri”.

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