La Ue rinnova, per un altro anno, le sanzioni economiche alla Russia, sulla scorta della crisi geopolitica, ancora irrisolta, con l’Ucraina. Ma nonostante ciò, al business forum russo di scena a San Pietroburgo (oggi e domani, www.forumspb.com) partecipa anche una nutrita delegazione italiana, capeggiata dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, che nei prossimi gironi firmerà accordi commerciali con il presidente russo Vladimir Putin per un miliardo di euro, dando un segnale forte al Vecchio Continente, che ha bisogno, almeno a livello economico, di riallacciare i rapporti con il Cremlino. Meta privilegiata, almeno fino al 2014, anche per l’agroalimentare italiano, rappresentato al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo da Veronafiere, con Vinitaly, Marmomacc, Samoter e Fieragricola, in rappresentanza dei comparti vino e distillati, meccanizzazione agricola e mezzi tecnici per l’agricoltura, con obiettivi non solo economici, ma anche “diplomatici”, nel tentativo di risolvere l’annoso problema del riconoscimento delle denominazioni del Belpaese, sotto attacco, anche in Russia, dell’Italian sounding.
“Speriamo di ottenere dal Governo russo - spiega Luigi Scordamaglia, presidente Federalimentare - da un lato il pieno riconoscimento delle nostre Dop e Igp, così da scongiurare l’inganno del consumatore russo con il crescente fenomeno dell’Italian sounding, e dall’altro possibili parziali revoche dell’embargo specifiche per le nostre eccellenze alimentari. Occorre aiutare la Russia a diversificare la sua economia - continua Scordamaglia - e aumentare la sua autosufficienza, affinché diventi sempre più esportatore di prodotti alimentari. E questo non significa fare concorrenza al made in Italy, a quelle eccellenze agroalimentari italiane che non potranno che continuare a essere prodotte in Italia, e che erano esportate almeno fino all’entrata in vigore delle sanzioni, verso il mercato russo che le apprezza da sempre”.
Scordamaglia, inoltre, ha voluto ricordare come il modello di produzione italiano non sia predatorio verso la terra, ma sostenibile e di basso impatto ambientale; per questo aziende italiane leader nei rispettivi settori, come Barilla a Cremonini, stanno aiutando la Russia a valorizzare la sua produzione agricola, la cui redditività è aumentata in media del 34% nel 2015.
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