“C’è qualcosa di fondamentalmente sbagliato quando non meno di un terzo di tutto il cibo prodotto per il consumo umano è perso o viene buttato via, e allo stesso tempo più di 800 milioni di persone vanno a letto soffrendo la fame ogni notte”: è con questo lapidario incipit, firmato da Jo Confino, che lo “Huffington Post” (www.huffingtonpost.com), una delle testate americane e globali più influenti degli ultimi dieci anni, ha deciso di porre in primo piano il problema dello spreco alimentare globale.
Problema non da poco, non solo perché eticamente rivoltante, ma anche per il suo macroscopico controsenso economico; secondo la Fao, più di un quarto della terra coltivabile del pianeta viene usato a vuoto per produrre cibo che poi viene buttato via senza un motivo fondato, non solo sprecando risorse di ogni tipo, ma al contempo rilasciando nell’atmosfera qualcosa come 3,3 miliardi di gas serra. E col bel risultato di bruciare (per davvero, a differenza che sulle piazze finanziarie, dove le perdite sono teoriche anche nei giorni più neri) 1.3 miliardi di tonnellate di cibo l’anno, per un danno economico di 750 miliardi di dollari. Ed è per questo motivo che il giornale e aggregatore online fondato da Arianna Huffington nel 2005 ha deciso di dare il via alla sua campagna di sensibilizzazione, denominata “Reclaim”, che tramite una petizione online vuole, tanto per cominciare, convincere Wal-Mart, il nome più importante della gdo a stelle e strisce, a smettere di buttare via frutta e verdura magari brutte a vedersi, ma perfettamente commestibili. Da questo punto di vista, ha sottolineato Confino, gli Stati Uniti sono ben più indietro dell’Europa - dove la gdo francese deve, per legge, donare i suoi prodotti alimentari invenduti in beneficienza, e quella britannica, dove Tesco ha lanciato una intera linea di frutta e verdura “diversamente accattivante” e denominata “Perfectly Imperfect”. Col vantaggio, per i clienti, di poter godere di prezzi fino a un terzo più bassi - per non parlare della soddisfazione di aver contribuito davvero a mettere un argine a un fatto semplicemente vergognoso.
Dal canto suo, la versione italiana dello “HuffPo” ha aderito alla campagna globale lanciata dalla testata madre che è rivolta non tanto alla grande distribuzione, ma ai consumatori in generale: questa seconda iniziativa, denominata “Global Waste Campaign” e corredata da una petizione su www.change.org (https://goo.gl/m0zK0W), si rivolge anche ai consumatori italiani, che da par loro sprecano la bellezza di 8,5 miliardi di euro ogni anno - una cifra da manovra finanziaria - comprando alimenti che poi finiscono nella pattumiera, vuoi perché scaduti, magari da nemmeno ventiquattr’ore, vuoi perché semplicemente avanzati.
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