Nonostante il fatto che la storia umana contempli la coltivazione dell’ulivo da sei millenni, solo oggi è possibile dire che conosciamo davvero non solo le caratteristiche di questa magnifica pianta, ma anche la sua struttura genetica: un team di ricerca del Centro per la Regolazione Genomica di Barcellona, guidato da Toni Gabaldon, ha infatti annunciato, con un articolo sulla rivista scientifica “Gigascience”, di aver mappato nella sua interezza il Dna della pianta simbolo del Mediterraneo.
Le sorprese non sono mancate, dato che il genoma sequenziato ha generato circa 1,31 miliardi di sequenze genetiche e oltre mille gigabyte (o un terabyte) di dati. “Siamo sorpresi - ha raccontato Tyler Alioto, uno dei ricercatori - perché abbiamo rilevato più di 56mila geni, molti di più di quelli di altre piante parenti, e il doppio di quelli del genoma umano”. I ricercatori hanno anche messo a confronto il Dna dell’ulivo con quello di altre varietà, come quello delle olive selvatiche, e individuato i geni che determinano le differenze nelle foglie, radici e frutti ai diversi stadi di maturazione. Ma non solo: “Conoscere il genoma completo dell’ulivo - ha sottolineato Pasquale Saldarelli, ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche da tempo impegnato a studiare la Xylella - ci aiuterà a classificare meglio i dati già in nostro possesso, che però si basavano sull’Rna e quindi non erano completi, e capire le funzioni dei geni e come lavorano, e perché alcuni geni si attivano e altri no”. L’ulivo e la Xylella, ha sottolineato Saldarelli, “sono un’accoppiata inedita in natura. Non sappiamo quindi come il batterio interagisce con la pianta, e come questa reagisce. Con ulteriori studi si potrà vedere se l’ulivo possiede dei geni che possono renderlo resistente”.
Nel frattempo gli Europarlamentari Paolo De Castro e Raffaele Fitto hanno presentato un’interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione Europea, chiedendo di abrogare il divieto per i coltivatori salentini di impiantare piante suscettibili di contagio da Xylella nell’area demarcata come infetta, che comprende le province di Lecce e parte di quelle di Taranto e Brindisi. Il divieto di impianto, previsto dall’articolo 5 della Decisione di Esecuzione 789/2015, “si giustifica solo in presenza di focolai di cui è possibile l’eradicazione”, hanno spiegato i due Eurodeputati, ricordando che “al contrario”, nelle aree menzionate "il patogeno è diffuso endemicamente su ampie superfici e su molti ospiti, quindi l’impianto di specie vegetali a rischio Xylella risulterebbe ininfluente”. Anche “tenendo conto dei primi positivi risultati della ricerca su alcune varietà di olivo che sono resistenti al batterio” e per “creare le condizioni per un rilancio dell’attività imprenditoriale degli olivicoltori”, De Castro e Fitto hanno quindi chiesto alla Commissione di abrogare l’articolo 5 della Decisione.
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