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Basta da oggi sono a dieta. Frase pronunciata migliaia di volte da milioni di persone ma sbagliata: siamo a dieta da sempre. L’antropologo Marino Niola: “l’umanità nasce quando inventa il suo regime alimentare, alla base dell’evoluzione della specie”

Non Solo Vino
L’antropologo Marino Niola

Ci sono cose che fanno riflettere. Quante volte abbiamo detto o sentito dire “basta, ho deciso da oggi mi metto a dieta”. Una frase quantificabile in migliaia di versioni pronunciate da milioni di persone. Peccato però, che sia sbagliato. L’umanità nasce nel momento in cui inventa il suo regime alimentare, ed è proprio il fatto di scegliere cosa, come e quanto mangiare a far evolvere la specie. Insomma siamo a dieta da sempre. Ora, è vero che non possiamo automaticamente pensare questo ogni volta, però se è un antropologo a ricordarlo sulle pagine di uno dei principali quotidiani italiani come il quotidiano La Repubblica, almeno dovremmo riflettere prima di prendere certe drastiche decisioni. Scrive Marino Niola, scrittore, giornalista e professore di Antropologia e Miti e riti della gastronomia contemporanea all’Università degli Studi di Napoli: “è l’uomo a fare la dieta o è la dieta a fare l’uomo? È vera la seconda”.
Dukan, Messegué, Atkins, Oshawa, e chi più ne ha ne metta. Profeti del benessere a parte, “in realtà non abbiamo inventato nulla che gli antichi non sapessero già - sottolinea Niola - senza la moderna nutraceutica, ma in compenso dall’alto di una superiore concezione dell’uomo e del suo posto nella natura e nella società”. Ed estetica a parte, anche quando si parla di dieta come cura, abbiamo una visione distorta. “Se consideriamo la dietetica una parte della medicina - spiega l’antropologo - per il grande Ippocrate invece è il contrario. È la medicina a esser parte della dietetica. Semplicemente perché dare a ciascuno il cibo che serve a tenere in equilibrio corpo e anima è il primo e indispensabile presupposto di ogni cura”.
Il celebre motto ippocratico “il cibo sia la tua terapia e la tua terapia sia il cibo” è giunto fino a noi proprio come leitmotiv della nutraceutica. Ma dove, però, precisa Niola, “dieta non significa semplicemente modo di mangiare, ma forma di vita. Ed è qui la differenza con la nostra idea di regime alimentare. Che per lo più si risolve in un controllo meramente quantitativo delle calorie, del peso e delle misure. Laddove i Greci parlano di vita, noi riduciamo tutto a girovita”. La riprova? “Le privazioni che ci infliggiamo per avere il ventre piatto e gli addominali a tartaruga spesso non producono altro se non frustrazione e depressione, anoressia e bulimia”. Al contrario, dice l’antropologo, “le diete non servono a prolungare la vita all’infinito né a produrre highlander performanti e superdotati. Ma a essere felici, operosi e in possesso del giusto equilibrio psicofisico, risultato di un circolo virtuoso fatto di conoscenza di sé e dei propri limiti. L’effetto di un negoziato tra bisogni e desideri, tra prevenzione e soddisfazione. Per questo, secondo Platone, un cittadino responsabile è il miglior medico di se stesso. Nessun luminare può saperne di più e meglio dell’interessato. Siamo a distanza siderale da quell’idea anfetaminica della forma fisica che oggi chiamiamo fitness. E dalle tante mode alimentari lanciate dai guru della nutrizione”.
Dall’altra parte, conclude Marino Niola, fin dagli antichi Greci “abbuffarsi è il segno di una dismisura disdicevole. Perché a fare gli uomini è proprio la misura, la regola. Gli appetiti sregolati sono tipici dei bruti e delle bestie, come Polifemo. Un aggiotaggio delle risorse politicamente scorretto. È un mangiare sostenibile che diventa contrassegno di civiltà. Critica culturale e ideale politico. Con qualche millennio di anticipo sulla nostra abbondanza frugale”.

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