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Cosa hanno in comune rosmarino, melograno e semi di vite? Aiutano la vita e la salute degli astronauti nello spazio, grazie al mix di molecole antiossidanti utili contro i rischi di ossidazione in assenza di gravità. Così l’Agenzia Spaziale Italiana

Gli estratti naturali di rosmarino, melograno e semi di vite possiedono un efficace mix di molecole antiossidanti, utili molto più degli attuali integratori alimentari per combattere i rischi di ossidazione degli organismi in assenza di gravità. E, in modo speciale, ciò ha a che fare con la vita degli astronauti nello spazio. Sono proprio loro, infatti, i protagonisti del progetto Papard-Plant Antioxidants for Protection Against Radiation Damage, finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana e condotto da Università Campus Bio-Medico di Roma, Università degli Studi di Roma La Sapienza e Università degli Studi di Firenze.

Esposti a radiazioni cosmiche e a numerosi altri fattori ambientali non ottimali, gli “uomini dello spazio” subiscono un elevato stress ossidativo durante le missioni spaziali. Lo studio Papard è finalizzato allo sviluppo di formulazioni farmaceutiche contenenti miscele di composti vegetali antiossidanti di comprovata atossicità, da utilizzare anche nella prevenzione dei danni ossidativi alla base di molte malattie degenerative. Per la preparazione delle formulazioni, il team di scienziati ha preso in considerazione un pool di molecole bioattive con un’azione antiossidante già confermata dalla letteratura scientifica. A partire dalla caratterizzazione e dall’individuazione di fenoli e vitamine in alimenti o loro prodotti di scarto, come le foglie di rosmarino, i semi di vite e gli estratti di melograno, i ricercatori hanno stabilito la capacità di questi estratti di eliminare specie reattive e rallentare in questo modo i processi di ossidazione. Di particolare interesse è la scoperta secondo cui l’assunzione di questi estratti naturali ha un’azione protettiva di gran lunga più efficace rispetto agli integratori commerciali, costituiti invece da poche molecole di questo tipo, peraltro altamente purificate.

“A partire da questi dati - spiega Laura De Gara, ordinario di fisiologia vegetale all’Università Campus Bio-Medico di Roma - le formulazioni che otterremo potranno trovare impiego non solo nelle missioni spaziali, ma anche in molteplici altri ambiti in cui si verifica un aumento dello stress ossidativo nell’organismo umano, come l’esposizione a radiazioni ionizzanti a scopo radio-diagnostico o radio-terapeutico in ospedale. Da non sottovalutare, inoltre, che tali estratti possono essere utilizzati anche per scopi più quotidiani, come proteggersi dai raggi ultravioletti durante l’esposizione estiva in spiaggia”.

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