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Evoluzione digitale e brassicola: per migliorare le proprie creazioni, un birrificio londinese ha deciso di rivolgersi all’intelligenza artificiale, tramite un algoritmo che fa da intermediario tra consumatori e birrificio

Già dal nome il birrificio londinese creato da un Dottore di ricerca della Oxford University, Rob McInerney, e dall’agenzia creativa 10x, fondata dall’ex direttore di M&C Saatchi Hew Leith, incuriosisce, dato che “IntelligentX” non ha richiami diretti al mondo della birra. Ma, come riporta “The Drinks Business”, (www.thedrinksbusiness.com), ha molto a che fare col suo tratto distintivo, ovvero un algoritmo denominato Abi - acronimo di “Automated Brewing Intelligence” - tramite il quale il birrificio riceve e processa i feedback dei propri consumatori, inviati tramite Facebook Messenger, per adattare le quattro tipologie prodotte (una golden, una bitter, una pale e una porter) ai loro gusti.
Certo, siamo ancora ben lontani dal poter parlare di vera e propria “intelligenza artificiale”, in questo come in tutti gli altri campi dell’agire umano; ma rimane il fatto che a valle di quanto combinato recentemente dal bot AlphaGo di Google - che è riuscito a battere il secondo giocatore più forte del mondo di un gioco ben più antico e complesso degli scacchi - Abi potrebbe senz’altro toccare traguardi mai esplorati per un “assistente birraio” digitale. Come, ad esempio, vincere un premio per la sua selezione e interpretazione dei suggerimenti dati allo staff di IntelligentX su come migliorare le loro ricette - ricette che, fra l’altro, l’azienda ha intenzione di rendere pubbliche ad ogni iterazione del loro cammino evolutivo.

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