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I pesticidi funzionano da anticoncezionali per le api. A dirlo uno studio del Dipartimento per l’Agricoltura Usa, riportato dal National Geographic. Ma anche in Inghilterra gli studiosi si stanno muovendo sullo stesso percorso

Secondo una ricerca recentemente pubblicata e effettuata nei Laboratori del Dipartimento per l’Agricoltura Usa, gli insetticidi più diffusi nel mondo potrebbero agire come fattori di “controllo nascite” per i fuchi, ossia i maschi delle api. Quando esposti a sostanze come i neonicotinoidi, infatti, i fuchi presentano meno spermatozoi vitali rispetto a quelli non esposti. Ne dà conto il National Geographic (www.nationalgeographic.it) nel sottolineare gli effetti sui fuchi di questa classe di insetticidi, già sospettati di avere legami con le frequenti morie delle api degli ultimi anni.
“I nostri dati indicano uno dei possibili effetti sulle api dei neonicotinoidi”, commenta Geoff Williams, ricercatore all’Università di Berna, che ha guidato la ricerca. I fuchi hanno un unico compito: accoppiarsi con una regina. E proprio perché il loro principale contributo alla colonia è lo sperma, sono spesso poco considerati negli studi sulla sopravvivenza. Tuttavia, la produttività dell’ape regina e il successo della colonia possono risentire dei problemi nell’accoppiamento. Secondo i ricercatori, sono necessarie altre ricerche per capire come gli effetti dei pesticidi influenzano la riproduzione delle api nel loro ambiente naturale.
Ma i ricercatori, analizzando i fuchi di alveari esposti a due insetticidi, il Thiametoxan e il Clothianidin, e esponendo i fuchi a quantità di pesticida paragonabili a quelli a cui le api possono essere naturalmente esposte attraverso i pollini, hanno rilevato che, in confronto a fuchi non esposti ai pesticidi, quelli testati producevano il 39% di sperma in meno. Inoltre, la vitalità degli spermatozoi, calcolata come rapporto tra le cellule vive e quelle morte, era inferiore dell’8-11%. Ovviamente, solo gli spermatozoi vivi possono fecondare le uova dell’ape regina. Sono stati scelti per l’esperimento due insetticidi piuttosto diffusi perché il loro utilizzo nell’Unione Europea è sotto revisione, a causa delle preoccupazioni sul declino degli insetti impollinatori.
Nell’ultimo decennio, gli apicoltori del Nord America e dell’Europa hanno riportato una perdita annuale del 30% dei loro alveari. Nello stesso periodo è stato constatato anche un declino degli impollinatori selvatici, tra cui i bombi e la farfalla monarca. Stanno cominciando a emergere diversi fattori, tra cui malattie, parassiti e perdita dell’habitat, che potrebbero influire su questa perdita.
“Una crescente quantità di dati indica che i neonicotinoidi possono avere effetti sub-letali”, spiega Dannis Van Englesdorp, un ricercatore che si occupa di api all’Università del Maryland. “Non troveremo subito una pila di api morte, ma stiamo cominciando a renderci conto che l’esposizione a questi pesticidi danneggiano e rallentano in modo sottile la crescita delle colonie”.
Gli esperti temono che il problema possa essere aggravato dall’uso di uno o due pesticidi. Le api sono esposte a diverse sostanze chimiche quando vanno a raccogliere il nettare per il miele. Uno studio recente ha trovato i residui di trenta diversi pesticidi nei pollini immagazzinati negli alveari. “Non sappiamo quasi niente degli effetti additivi o sinergici che l’esposizione contemporanea a tutte queste sostanze può comportare”, spiega Dave Shutler, ecologo all’Acadia University, in Nuova Scozia.
Le api regine si accoppiano con diversi fuchi, e da ciascuno raccolgono una piccola quantità di sperma. Questo sperma messo da parte viene poi usato per fecondare le uova, durante tutto l’arco della loro vita. “Una riduzione del numero degli spermatozoi vitali può significare guai per la colonia, perché se non sono sufficienti la regina potrebbe dover rinunciare alla sicurezza dell'alveare per accoppiarsi di nuovo”, spiega Lars Straub, dottorando all’Università di Berna.
“Gli apicoltori nordamericani ed europei hanno sempre sostenuto che la cattiva salute delle api regine sia la principale causa della perdita delle colonie, ma nessuno ne conosce la ragione alla base del fenomeno”, spiega ancora Williams.
I neonicotinoidi uccidono i parassiti danneggiandone il sistema nervoso. Sono stati introdotti alla fine degli anni Ottanta come alternativa più sicura a prodotti più vecchi e tossici. Diversamente da altri pesticidi, però, sono assorbiti da tutti i tessuti delle piante, dalla linfa alle foglie, fino al polline. Questo li rende molto efficaci contro gli insetti che succhiano la linfa, come gli afidi.
In agricoltura, i neonicotinoidi sono sparsi sulle sementi per colture come quelle di soia e mais. Quando il seme germina, il prodotto penetra nei tessuti della pianta in crescita. Mais e soia disperdono il polline attraverso il vento, non con gli insetti impollinatori. Le api possono entrare in contatto con il pesticida quando il polline di queste piante finisce nei fiori dove si foraggiano.
L’Epa, l’agenzia statunitense per l’ambiente sta rivedendo gli effetti di diversi neonicotinoidi sulle api e altri insetti impollinatori per decidere se restringerne l’uso. E dall’Inghilterra un altro studio che va in questo senso. L’esposizione ai pesticidi neonicotinoidi usati nei campi britannici di colza è collegata a un consistente declino a lungo termine delle popolazioni di api selvatiche. A ribadire la pericolosità di questi pesticidi per le api è un nuovo studio pubblicato su Nature Communications, guidato dal Centre for Ecology and Hydrology.
Il team di ricerca ha esaminato le variazioni nelle popolazioni di 62 specie di api selvatiche in aree di coltivazione della colza per 17 anni - tra il 1994 e il 2011 - nel periodo in cui è stato introdotto su vasta scala commerciale l’utilizzo dei neonicotinoidi.

Gli scienziati hanno così osservato che il declino delle api è stato in media tre volte più forte tra le specie che si nutrivano regolarmente nei campi di colza rispetto a quelle che invece prendevano il nettare da più specie floreali. La colza si configura così il principale mezzo di esposizione ai pesticidi per le api selvatiche. Con i neonicotinoidi si trattano i semi prima ancora di essere piantati.
Il composto attivo però, affermano gli scienziati, passa nelle piante durante la crescita e può essere ingerito dagli impollinatori. I ricercatori hanno spiegato al Guardian che il declino medio delle popolazioni delle 62 specie è stato del 7%, ma fra 34 specie che si nutrono solo del nettare dei fiori di colza il declino ha raggiunto il 10%. Per cinque delle specie studiate la diminuzione ha superato il 20% e per quelle più colpite il declino è stato del 30%.
I nuovi dati si aggiungeranno al corpo di prove al vaglio dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare per il riesame dei rischi che i neonicotinoidi rappresentano per le api, che dovrebbe essere completato entro gennaio 2017.

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