Storytelling, Digital pr, Mobile strategy, Social Media Marketing, Branding, Web Design: oggi, tra gli ingredienti che entrano in un ristorante ci sono anche quelli del Digital marketing. Perché, accanto ad una location suggestiva, un ottimo servizio in sala e, ovviamente, un buon piatto, il web anche nel mondo della ristorazione, ad ogni livello, è sempre più fondamentale per conquistare nuovi clienti, fidelizzare quelli che lo sono già ed accrescere il proprio valore. Ma, tra pentole e fornelli, come districarsi nella rete e diventare anche un Digital chef capace di creare la propria personale ricetta di successo online? Ora c’è “Ingredienti di Digital Marketing per la Ristorazione” di Luca Bove (www.luca.bo.ve.it; www.localstrategy.it) e Nicoletta Polliotto (www.museocomunicazione.it; www.comunicazionenellaristorazione.it), un manuale, con l’intervento di numerosi esperti del settore, pensato per chef e ristoratori, ma anche per i marketer del food e le nuove generazioni di Food&Beverage manager, che illustra le opportunità del Digital marketing nella ristorazione e contiene le istruzioni per l’uso per creare una progetto di comunicazione e marketing digitale, progettare il sito web di un ristorante e condurre un proprio blog, costruire la propria Brand identity online, produrre contenuti per il food e conoscere le regole d’oro per un post e un selfie perfetti, padroneggiare i Social Media e la Local Search, capire a cosa serve l’email marketing, sperimentare il restaurant booking ed il food ordering di cui tanto si parla, far felici i clienti (customer experience) anche virtualmente e calcolare la propria brand reputation.
“La tecnologia (applicata a management, vendita, interazione con cliente e prospect, customer service) e internet (luogo sempre più reale di relazione, informazione, ricerca ed acquisto) - spiegano gli autori del volume (Casa Editrice Dario Flaccovio Editore, versione cartacea e WebBook, pag. 384, prezzo di copertina 35,00 euro; www.digitalmarketingristorazione.com) - costituiscono la migliore soluzione per razionalizzare le imprese della ristorazione senza rischiare di mortificare qualità del servizio, eccellenza nella selezione e lavorazione delle materie prime, storia dell’esperienza del gusto e percezione di un brand affascinante che il mondo ci invidia: il made in Italy”.
Ma lo stato dell’arte della ristorazione online non è così positivo: una ricerca svolta nel 2014 da Bove e Maurizio Ceravolo (www.ideativi.it) su oltre 2 milioni di schede Google My Business italiane - le scheda di un’attività commerciale sulle mappe di Google, ndr - incluse quelle dei ristoranti (170.000), ha individuato che solo il 31% di questi ultimi possiede la scheda rivendicata e che solo il 38% delle schede ha associato un sito web. Ma la cosa più negativa è che, tra queste, quasi il 10% non è funzionante. Inoltre più del 20% dei siti web ha ancora qualche elemento in Flash, che non lo rende leggibile sui dispositivi mobile, mentre solo il 25% dei siti è optimizzato per smartphone. Entrando nel dettaglio, poi, solo il 22% include una descrizione, fondamentale per presentarsi a chi ancora non ci conosce, mentre quasi il 40% ha fotografie, ma spesso scaricate da Google senza verificarne i diritti d’autore o da anonime raccolte di stock photo, quando invece una bella immagine vale più di mille parole. E se oltre il 60% ha recensioni, solo il 30% ha messo gli orari: una delle cose che fa più incavolare i clienti. Senza considerare, poi, l’importanza del mobile. E le app che in maniera diretta o indiretta sono collegate al mondo della ristorazione.
I dati di Audiweb sull’audience internet in Italia dimostrano come le persone passino ormai più tempo sugli smartphone che di fronte al pc, e già nel 2011 una ricerca Google, The Mobile Movement (www.thinkwithgoogle.com) mostrava come più della metà degli intervistati vi cercasse informazioni relative ai ristoranti. Una più recente ricerca Google del 2015 mostra anche come, a livello mondiale, le ricerche “più vicino a me” o “nelle vicinanze” sono cresciute di 34 volte dal 2011, ed il settore che più ne beneficia sono proprio i ristoranti.
“Il food oggi ha un ruolo centrale nella scena mediatica contemporanea - analizzano gli autori - ma come può la ristorazione influenzare questo continuo parlare di cibo, questo condividere compulsivo di piatti, di food selfie e di ricette? Il food italiano, profeta in patria ed amato all’estero, ha iniziato una lenta opera di crescita e maturazione, che si declina nel recupero dell’identità culturale e sociale, e soprattutto nella professionalità degli imprenditori che producono, lavorano, trasformano, somministrano food, che hanno compreso come saper fare bene non è più sufficiente: non basta l’artigianalità più o meno artistica, occorre saper raccontare la storia di quello che facciamo, che è anche la storia di una terra, della sua bellezza e della sua gente. Occorre cioè saper tramutare il cibo in comunicazione, in marketing e la propria impresa in un brand, innovando e innovandosi”.
Innovazione, tecnologia e rete sono i tre ingredienti essenziali per stabilire una nuova relazione tra il ristoratore e gli ospiti, che cercano informazioni ma anche sogni online come una dinner experience. Cinque sono, invece, i punti su cui lavorare innovare la comunicazione, ottimizzando vendite e performance, ribattezzati dagli autori le “5 Tesi sull’innovazione”: 1) partire dalla relazione con il cliente, ripensandola anche in chiave web (Digital pr); 2) farlo in real time (Mobile strategy e Social Media Marketing); 3) andare dove si trovano gli utenti che diverranno clienti solo se ne ascoltiamo i bisogni (Branding e Brand Monitoring); 4) comunicare con lo stesso linguaggio del cliente (Social e Content Marketing); 5) progettare una comunicazione su misura del cliente (Web Marketing Plan e Web Design). Ovvero, come nell’ideazione di un piatto, il comune denominatore è costruire il proprio progetto di Digital Marketing con un unico scopo: soddisfare le persone.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024