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Uber, la società di disintermediazione fra “tassisti” privati e clienti, allarga il suo servizio di consegna di pasti a domicilio “Uber Eats” a dodici metropoli europee, tra cui Roma e Milano. Tutto, come sempre, via app

La carica rivoluzionaria di Uber, la startup americana che con la sua app ha creato non pochi grattacapi ai tassisti di mezzo mondo - dato che permette a guidatori privati di “improvvisarsi” tassisti senza bisogno di licenze o autorizzazioni - si allarga al variopinto mondo delle consegne a domicilio di cibo, e dopo due mesi di test a Londra, il servizio sbarca a Roma e Milano, oltre che a Vienna, Bruxelles, Copenaghen, Berlino, Monaco di Baviera, Amsterdam, Madrid, Barcellona, Stoccolma e Zurigo.
La mossa dell’azienda, fondata nel 2009 da Travis Kalanick e Garrett Camp, che ha incassato 1,5 miliardi di dollari nel 2015, è senz’altro curiosa, ma oltre che segno di un sicuro allargamento del proprio raggio d'azione, può essere anche vista come un tentativo di diversificazione del proprio modello operativo, dato che il suo core business è sotto attacco sia in madrepatria - per motivi fiscali e di giurisprudenza del lavoro - che in altri paesi. Sia come sia, l’azienda portabandiera della “sharing economy” sta puntando in maniera decisa sui servizi di consegna di cibo, e a ragione, a giudicare dai numeri del settore e dalla quantità sempre maggiore di cucine del mondo che è possibile ordinare, spesso h24, senza alzarsi dal divano. E chissà, magari in un futuro non lontano Uber allargherà all’Europa anche il servizio di “tour” enogastronomico che è già attivo, tramite la sua app, tra le città californiane di Santa Barbara e San Luis Obispo.

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