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Questione di cassa: le aziende del settore food & beverage sono molto meno puntuali della media nazionale quando si parla di termini di pagamento, con meno del 20% delle imprese che ha pagato i fornitori entro i termini regolari

Decisamente sotto la sufficienza. Volendo usare una metafora scolastica, è questa la media delle “pagelle” delle aziende italiane del settore food & beverage quando si guardano i tempi di pagamento dei loro fornitori: a fronte di una media nazionale del 35,9%, è puntuale nei pagamenti solo il 16,7% delle aziende del commercio all’ingrosso beverage, il 25,2% di quelle del commercio all’ingrosso food, il 15,8% di quelle nella grande distribuzione, il 18,3% di quelle operanti nel commercio al dettaglio food & beverage e il 17,3% delle imprese del settore horeca. A dirlo l’ultima edizione dello “Studio Pagamenti” della società di business information Cribis D&B, relativo al terzo trimestre 2016.
Lo studio ha preso in analisi i flussi di pagamento di ben 600.000 aziende operanti nel mare magnum del comparto food & beverage, e appare subito chiaro che la gdo è uno dei settori più in difficoltà da questo punto di vista, dato che “vanta” i ritardi più notevoli: il 66,4% di queste aziende, ovvero quasi due su tre, saldano le proprie pendenze fino a 30 giorni in ritardo, e il 17,8% degli operatori paga i fornitori in grave ritardo, quindi ad oltre un mese di distanza dal termine pattuito. Ma peggio ancora se la passano le aziende del commercio al dettaglio e dell’horeca, che si confermano i peggiori pagatori del comparto in assoluto - rispettivamente col 24,3% e il 27,5% di pagamenti effettuati più di un mese dopo la scadenza pattuita. Il settore con le migliori performance di puntualità, invece, è quello del commercio all’ingrosso food, in cui un’impresa su quattro (25,2%) salda i debiti nei tempi giusti, e solo il 15% delle aziende paga in grave ritardo. Si tratta del dato più basso e più vicino alla media nazionale (che è pari al 12,6%), ma che è comunque più che rappresentativo di un comparto che da questo punto di vista lascia molto a desiderare.
Lo studio Cribis D&B segnala, però, anche alcuni (lievi) segnali positivi: anno su anno i ritardi gravi nei pagamenti commerciali sono scesi in modo consistente in quasi tutti i rami del comparto, con un -10,3% nel commercio all’ingrosso food, un -12% nella grande distribuzione, un -13,2% nel commercio al dettaglio food & beverage e -13,1% nell’horeca, mentre sono aumentati soltanto nel commercio all’ingrosso beverage (+3,5%). Per i pagamenti alla scadenza, horeca e commercio all’ingrosso beverage registrano un aumento delle imprese puntuali rispettivamente del 14,3% e del 6,4% e il commercio al dettaglio food & beverage segna invece una leggera flessione (-0,2%), mentre commercio all’ingrosso e grande distribuzione scendono del 5,7% e del 15,7%.
Allargando invece il fuoco dell’analisi, la situazione rispetto al 2010 è impressionante, e rappresenta un classico esempio di come la crisi, con un effetto domino spesso pericolosissimo, possa spesso far divampare dei veri e propri “focolai” di problemi di flusso di cassa lungo l’intera catena commerciale, portando anche aziende sane in pessime acque senza alcuna colpa. Rispetto a sei anni fa, le imprese in grado di pagare puntualmente i fornitori sono scese del 32,2% nel settore horeca, del 25,8% nella grande distribuzione, del 13,7% nel commercio al dettaglio e dell’8,7% nel commercio all’ingrosso food, con il solo commercio all’ingrosso beverage a segnare un incoraggiante +2,5%. Quest’ultimo è anche l’unico settore ad aver registrato un calo, seppur lieve, dei ritardi gravi (-1,1%), mentre tutti gli altri operatori hanno segnato un’impennata dei pagamenti effettuati con oltre 30 giorni di ritardo: dal 9,2% della gdo, passando per il 33,9% del commercio all’ingrosso food e il 62% del commercio al dettaglio food & beverage, fino all’incremento record dell’horeca (+179%).
In ultima analisi, come sottolineato da Marco Preti, ad di Cribis D&B Italia, “il Food & Beverage è un settore strategico per l’economia italiana ed è il mercato di sbocco di molte filiere industriali italiane, con un impatto importante sul Pil. E’, però, un settore anche molto complesso da gestire, caratterizzato da forte volatilità. Una nostra recente analisi sul tasso di mortalità e natalità ha messo in evidenza ad esempio che nel settore Horeca nascono ogni anno quasi 40.000 aziende e ne chiudono 30.000, mentre nel commercio al dettaglio food & beverage quelle che chiudono ogni anno, 13.000, sono superiori a quelle che nascono, poco più di 11.000. Ma è la volatilità l’elemento da tenere in maggiore considerazione: dopo solo 18 mesi dall’apertura hanno infatti chiuso il 20% di bar e ristoranti e il 22% dei negozi food & beverage. E’ un settore dove la gestione del credito commerciale è un fattore fondamentale per la solidità delle aziende fornitrici”.

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