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Il comparto agroalimentare in Italia è in salute, ma nonostante questo e l’articolo 62 in vigore dal 2012, i tempi di pagamento rimangono lunghi: 90 giorni, sui 30 della Germania. A dirlo il “Market Report” di Atradius, leader del recupero crediti

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L’agroalimentare in Italia è in salute, ma nonostante questo e l’articolo 62 in vigore dal 2012, i tempi di pagamento rimangono lunghi

Il comparto agroalimentare italiano, come noto, è uno di quelli in maggiore salute, e tra quelli che hanno superato meglio gli anni più duri della crisi economica. Con il sistema alimentare che, forte della reputazione internazionale del marchio “made in Italy”, ricopre da sempre un ruolo strategico nell’economia italiana, con l’impiego di 385.000 addetti e un giro d’affari complessivo pari a 135 miliardi di Euro, il 27% del quale prodotto dall’export. E con un valore aggiunto del settore che dovrebbe crescere dello 0,8% nel 2016, e dell’1,2% nel 2017. Eppure, nonostante questo, e nonostante “l’articolo 62”, introdotto nell’ottobre 2012, che impone termini di pagamento in 30 giorni per i prodotti deperibili, e di 60 giorni per quelli non deperibili, nel Belpaese si registrano tempi di pagamento delle forniture decisamente più lunghi rispetto alla media di altri Paesi, pari a circa 90 giorni dall’emissione fattura, ovvero tre volte la tempistica tedesca (30 giorni), più del doppio della media olandese (40 giorni) e più lenta di 10 giorni rispetto anche ai livelli della Spagna (80 giorni). A dirlo il nuovo “Market Monitor” sul settore alimentare in Italia e nel mondo pubblicato da Atradius, realtà leader nel mondo nel settore dell’assicurazione del credito commerciale e del recupero crediti, presente in 50 Paesi e con accesso a informazioni commerciali su 200 milioni di imprese nel mondo (www.atradius.it). 

Una situazione non brillantissima, sotto questo punto di vista, e che non sembra destinata a mutare almeno nel breve periodo: “per il primo semestre 2017, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, non si prevede tuttavia un peggioramento dei livelli d’insolvenza nel settore che, nel complesso, dovrebbero registrare una sostanziale stabilità anche delle tempistiche di pagamento delle fatture commerciali, che restano comunque lunghi a riprova degli effetti limitati dei provvedimenti legislativi varati in merito”, spiega la società.

“Il comparto alimentare italiano - ha commentato Massimo Mancini, Country Manager di Atradius Italia - è ancora fortemente frammentato in aziende di piccole dimensioni che, nonostante la forte reputazione internazionale dei loro prodotti, spesso hanno difficoltà ad aprirsi all’export, nonostante la domanda estera stia crescendo non solo a livello europeo, ma anche negli Stati Uniti e Asia. Pertanto diventa importante continuare a operare sui mercati esteri ma con cautela, tutelando la propria esposizione commerciale tramite strumenti assicurativi di copertura del credito”.

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