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I prodotti Dop, Igp e Stg si confermano componente significativa della produzione agroalimentare italiana e fattore di competitività delle realtà agricole locali: l’analisi dell’Istat sull’evoluzione del comparto negli ultimi dieci anni

I prodotti Dop, Igp e Stg si confermano componente significativa della produzione agroalimentare italiana e fattore di competitività delle realtà agricole locali e, pur mantenendo caratteristiche tipiche dei prodotti di nicchia, il comparto dei prodotti di qualità va assumendo connotazioni sempre più rilevanti. Lo sottolinea l’Istat, nel rapporto su “I prodotti agroalimentari di qualità, Dop, Igp, Stg anno 2015”.
Complessivamente, fra il 2005 e il 2015 si registra un consistente aumento del numero di prodotti Dop, Igp e Stg, con tassi di crescita elevati soprattutto nel triennio 2009-2011, e nel biennio 2006-2007 è in deciso aumento il numero dei produttori e delle strutture produttive (allevamenti e superficie). La crescita dei trasformatori risulta invece più contenuta, e raggiunge il massimo tra il 2012 e il 2013. Nel decennio considerato, le specialità riconosciute dall’Ue passano da 154 a 278 e i prodotti attivi da 141 a 266. I produttori salgono da 55.000 a 75.000 (+38%) e gli allevamenti da 29.000 a 39.000 (+34,2%). La superficie aumenta da 109.000 a 170.000 ettari (+56,5%) e i trasformatori da 5.700 a 7.100 (+25%). Nel periodo 2005-2015, i produttori, storicamente più radicati nelle regioni settentrionali, crescono più rapidamente nel Centro-Sud superando, dal 2009 in poi, quelli del Nord, che invece risultano in calo. I trasformatori sono più numerosi nelle regioni centro-meridionali rispetto a quelle settentrionali, tranne che nel biennio 2006-2007.
Rispetto al 2014, è nel Mezzogiorno che si registrano i valori di crescita più elevati per operatori (+847, +3,3%), produttori (+1.125, +4,7%), trasformatori (+161, +8,6%) e per gli impianti di trasformazione (+212 strutture, +8,3%), mentre il numero di allevamenti cresce soltanto nelle regioni meridionali (+544 strutture, +3,3%). Complessivamente il calo della superficie rilevato nel Nord (-1.500 ettari, -3,6%) è largamente compensato dagli incrementi registrati nel Centro (+4.200 ettari, +5,8%) e nel Mezzogiorno (+4.700 ettari, +9,7%). Gli operatori risultano presenti soprattutto nel Nord dove, seppure in calo, è localizzato il 42,9% dei produttori e il 44% dei trasformatori con il 44% degli impianti di trasformazione. A livello territoriale gli operatori risultano presenti nel 60,6% dei comuni italiani.
Nel 32,4% dei comuni interessati alle Dop e Igp sono presenti fino a 5 operatori, mentre nel 4,8% dei comuni sono ubicati oltre 50 operatori. Nel 2015, per la prima volta gli allevamenti localizzati nel Mezzogiorno (43,8%) superano quelli rilevati nel Nord (43,6%). Oltre i tre quarti della superficie (76,6%) sono concentrati nelle regioni centro-meridionali (il 45% nel Centro e il 31,6% nel Mezzogiorno). La distribuzione per zona altimetrica mostra la netta prevalenza dei produttori ubicati in montagna e collina, che costituiscono insieme oltre i tre quarti (75,9%) del totale. Considerando la distribuzione dei produttori nelle Aree interne, si rileva che sono presenti nella maggioranza dei Comuni (52,6%); in particolare, il 26,6% dei Comuni comprende fino a 5 produttori, mentre il 5,1% ne raggruppa oltre 50.

Si conferma, dunque, il contributo dei prodotti Dop e Igp, così come avviene per l’agriturismo, al mantenimento e al rafforzamento degli insediamenti umani e dell’attività agricola nelle aree interne.
Tra i produttori, le donne sono due su dieci (20,1%, +0,2 punti percentuali sul 2014) e ancora di meno nei principali settori zootecnici, 17,1% nel settore delle carni fresche, 12,6% in quello dei formaggi e 4,2% nel settore delle preparazioni di carni. La presenza femminile risulta più consistente nei settori vegetali, in particolare degli oli extravergine (33,5%) e degli Ortofrutticoli e cereali (20,8%). Sembra quindi confermata la difficoltà delle donne a inserirsi in settori in cui è più difficile conciliare produzione, rapporto con il mercato ed esigenze familiari. I produttori, pur presenti su tutto il territorio nazionale, risultano fortemente concentrati in talune aree; oltre la metà (52,2%) è localizzata in tre regioni: Sardegna, Toscana, e Trentino-Alto Adige, con un peso pari, rispettivamente, al 19,7%, al 17% e al 15,5% del totale nazionale. Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto comprendono il 20,2% dei produttori mentre il restante 27,6% è distribuito nelle rimanenti 14 regioni. In particolare, in Trentino-Alto Adige prevale nettamente il settore frutticolo, in Toscana l’olivicolo e in Sardegna il lattiero-caseario.Oltre la metà dei trasformatori (51,2%) opera in quattro regioni del Centro-nord: Emilia-Romagna (20,8%), Toscana (16,7%), Veneto (6,9%) e Lombardia (6,8%). In Emilia-Romagna e Lombardia prevalgono i trasformatori di prosciutti e insaccati (macellatori, elaboratori e porzionatori), in Toscana gli operatori oleari (molitori e imbottigliatori) e in Veneto i confezionatori ortofrutticoli.
A livello regionale, i maggiori incrementi si segnalano in Sardegna (+629 produttori, +4,4%; +497 allevamenti, +3,4%), Puglia (+447 produttori, +19,7%; +4,3.000 ettari, +19,8%) e Toscana (+298 produttori, +2,4%; +2,4.000 ettari, +3,7%). Viceversa, le contrazioni maggiori si riscontrano in Lombardia (-325 produttori, -5,2%; -1,4.000 allevamenti, -19,9%), Emilia-Romagna (-255 produttori, -4,8%; -0,8.000 ettari, -11,9%) e Campania (-199 produttori, -6,7%; -0,2.000 ettari, -9,6%). Gli allevamenti sono particolarmente concentrati in Sardegna (38% delle strutture), Lombardia (14%), Emilia-Romagna (10,7%) e Veneto (7,8%), ossia nelle aree geografiche del Paese storicamente specializzate nell’allevamento suinicolo e nella produzione lattiero-casearia di qualità.

La superficie interessata alle Dop e Igp, coltivata principalmente a ortofrutta e olivo, è concentrata in tre Regioni: Toscana (39,1%), Puglia (15,3%) e Trentino-Alto Adige (12,8%), seguono Sicilia (10,4%) e Umbria (4,1%).
In particolare, si conferma la netta prevalenza della melicoltura in Trentino-Alto Adige, dell’olivicoltura da olio in Toscana e Puglia e dell’ortofrutta in Sicilia e Emilia-Romagna. Le specialità Dop e Igp riconosciute dall’Ue sono ampiamente diffuse sul territorio. Alcune regioni sono particolarmente ricche di Dop e Igp; in Emilia-Romagna e Veneto i prodotti riconosciuti sono rispettivamente 42 e 36. Nel Nord spiccano anche Lombardia e Piemonte con 32 e 22 specialità mentre Liguria e Valle d’Aosta dispongono ciascuna di soli quattro riconoscimenti. Nel Centro la maggiore consistenza di denominazioni si rileva in Toscana e Lazio, rispettivamente con 28 e 26 specialità. Nel Mezzogiorno le regioni con più riconoscimenti sono la Sicilia con 29 prodotti e la Campania con 22, seguono Puglia e Calabria, rispettivamente, con 18 e 17 prodotti.

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