Dopo i due mandati consecutivi per Mario Guidi, sarà ora Massimiliano Giansanti la nuova guida di Confagricoltura, la più antica e importante organizzazione delle imprese agricole italiane, che oggi associa 145.200 imprese agricole, 222.000 imprese agricole di coltivatori diretti e lavoratori autonomi e 301.000 imprese di altro tipo (contoterzisti, manutenzione del verde e così via) con i datori di lavoro associati a Confagricoltura che rappresentano i due terzi del totale delle imprese del comparto e hanno alle loro dipendenze oltre 500.000 lavoratori.
Laureato in economia e commercio, Giansanti, già vicepresidente di Confagricoltura, “conduce aziende agricole in provincia Roma, Viterbo e Parma ad indirizzo cerealicolo e zootecnico”, si legge sul suo profilo su www.confagricoltura.it.
“Consapevolezza, Responsabilità, Avanguardia, Orgoglio e Successo”, sono le parole chiave del mandato del nuovo presidente, spiega una nota. Consapevolezza di ciò che l’organizzazione rappresenta e della necessità di fare sistema, responsabilità della rappresentanza, avanguardia nel proporre progetti innovativi, orgoglio dell’appartenenza attraverso lo sviluppo di una forte identità, successo come risultato”, si legge in una nota, per una “Confagricoltura tra e per i soci, punto di riferimento dell’impresa agricola italiana. Una confederazione in grado di rispondere sempre più alle mutate esigenze delle imprese associate. Autorevole, con una forte identità, a tutela dell’impresa, che sa innovarsi e rinnovarsi anche sotto il punto di vista generazionale e quindi capace di conquistare e rafforzare la fiducia degli associati”.
“Negli ultimi anni gli imprenditori italiani si sono confrontati sempre più con un mercato governato dalla globalizzazione e dalle dure leggi dell’economia - ha detto il nuovo presidente - e, pur in mezzo a tante difficoltà, hanno mostrato grandi capacità. Il nostro stile, le nostre tradizioni, le nostre storie caratterizzano i nostri straordinari prodotti: il “made in Italy”, un’eccellenza che tutto il mondo ci invidia, che deve diventare un vero valore aggiunto per le nostre imprese”.
Un brand, quello del “made in Italy” che, secondo Massimiliano Giansanti, nasconde però le inefficienze del sistema Italia, che impediscono all’agricoltura italiana di essere competitiva sui mercati europei ed extraeuropei. Per questo al centro del suo programma c’è l’impresa, con gli strumenti necessari per farla crescere: semplificazione amministrativa, riforma del mercato del lavoro, costi della previdenza in linea con l’Europa, politiche energetiche e per l’ambiente, creazione di filiere, accesso al credito e a nuovi strumenti finanziari e assicurativi, sviluppo dell’innovazione. “Dobbiamo avere l’ambizione di diventare il punto di riferimento della filiera agroalimentare - ha spiegato - una sfida che ci dovrà portare a conquistare spazi nuovi: la costruzione di un network con partner strategici al fine di sviluppare l’attività dell’agribusiness. Questa crescita dell’Organizzazione - ha sottolineato - dovrà passare attraverso un progetto condiviso, che consenta a tutta la struttura, centrale e territoriale, di essere parte della decisione, passando da un modello organizzativo top down (decisioni assunte dall’alto verso il basso), a uno bottom up, con l’obiettivo di accorciare la filiera della governance e favorire la circolarità delle idee. E l’efficientamento - conclude Giansanti - è il terreno sul quale dovrà misurarsi la capacità di innovazione e crescita organizzativa, attraverso la razionalizzazione del sistema, la costituzione di reti fra i servizi, l’avvio di nuove forme di collaborazione e integrazione”.
“Esprimo le mie congratulazioni per la sua nomina a presidente di Confagricoltura a Massimiliano Giansanti: siamo pronti a collaborare sui principali dossier dell’agricoltura italiana a partire da tutela del reddito e semplificazione” ha commentato subito il Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, che ha aggiunto: “sono convinto che con la sua esperienza saprà dare un contributo concreto allo sviluppo del nostro settore. Abbiamo l’obiettivo comune di proseguire sulla strada di rinnovamento del comparto, che stiamo portando avanti in questi anni”.
E, intanto, prosegue anche per Confagricoltura la lotta al caporalato, dato che proprio oggi l’assemblea ha approvando un’integrazione al codice etico già adottato dall’Organizzazione da molti anni, ha deliberato che “le imprese agricole associate ripudiano ogni forma di caporalato e di sfruttamento dei lavoratori e si impegnano a rispettare la libertà e la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori, pena l’esclusione dalla base associativa”. Il che, tradotto, significa che ora si potranno prevedere “provvedimenti di sospensione e espulsione per quelle aziende che abbiano rapporti con organizzazioni criminali e mafiose o che facciano ricorso a comportamenti contrari alla legge, come lo sfruttamento dei lavoratori”.
I recenti fatti di cronaca, da quelli avvenuti in Puglia a quelli successi a Ragusa, ricorda la Confagricoltura - hanno riportato l’attenzione dell’opinione pubblica nazionale ed internazionale su deprecabili comportamenti di alcune aziende che hanno provocato un indiscriminato e generalizzato discredito, anche sul piano internazionale, per l’intero settore agricolo e per alcune produzioni di eccellenza (pomodori, uva, olive e non solo) che rischia di danneggiare pesantemente la credibilità del sistema agricolo italiano e delle sue produzioni, anche a livello commerciale.
“Confagricoltura ribadisce che esistono tanti imprenditori agricoli onesti che rispettano i diritti dei lavoratori e che operano nell’ambito della legalità, subendo i riflessi negativi della cattiva “pubblicità” fatta all’intero settore da parte di coloro che operano in modo scorretto, ponendo in essere forme di concorrenza sleale. Il rispetto della libertà e della dignità personale delle lavoratrici e dei lavoratori e di tutti i collaboratori dell’impresa è uno dei valori fondanti di Confagricoltura”.
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