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Cosa amano gli stranieri dell’Italia? Arte (79%), paesaggio e cucina (75%), prodotti locali (69%). Turismo e enogastronomia permettono la ripresa del Pil e si uniscono nel nuovo Piano Strategico del Turismo, sotto esame a Firenze, con Italia a Tavola

Con oltre 36,7 miliardi di euro, nel 2016 i turisti stranieri in Italia hanno speso il +3,3% sul 2015. Cosa amano del Belpaese? Il patrimonio artistico su tutto (79%), e subito dopo le bellezze naturali e la cucina (75%), e la qualità dei prodotti locali (69%). Tanto che, tra le spese di viaggio, la ristorazione, negli ultimi 3 anni, è cresciuta del 14,9% e quasi la metà si muove per una motivazione enogastronomica. I primi visitatori del Belpaese sono tedeschi (per una spesa di 5,7 miliardi di euro, di cui il 20% per il food & beverage), francesi (3,6 miliardi di euro di spesa, il 25% per bere e mangiare) e americani che però, amanti dei prodotti made in Italy controcorrente al protezionismo del Presidente Trump, sono i più spendaccioni per la tavola (hanno speso 4,5 miliardi di euro di cui il 28% la ristorazione). Sono i dati, emersi ieri all’Istituto degli Innocenti a Firenze, nel “faccia a faccia” tra ristorazione, accoglienza e turismo in Italia, promosso dal quotidiano online di enogastronomia “Italia a Tavola” con il talk show “Enogastronomia ed accoglienza nel Piano Strategico del Turismo (2017-2022)”. “Nel quale l’enogastronomia ha un capitolo completamente suo - ha spiegato il sottosegretario al Ministero dei Beni Culturali e del Turismo Dorino Bianchi - un settore trainante del made in Italy, se si pensa che quasi il 50% di chi vieni in Italia compra o vino o cibo italiano”. Con il turismo che dipende sempre di più dai flussi internazionali (nel 2016 poco meno di 56 milioni di persone, +1% sul 2015 per Confcommercio). “Turismo ed enogastronomia - ha aggiunto - sono i settori che permettono la ripresa del nostro Pil. Se puntassimo su turismo, agricoltura e lusso, anche con tasse di soggiorno più alte nelle grandi città, spingendo i turisti anche verso destinazioni meno care, avremmo un Pil più vicino a quello tedesco”.
“Siamo il Paese più biodiverso al mondo, dai vitigni autoctoni alla cucina, che sono la cultura dei nostri territori, settori trainanti del nostro export e della promozione del made in Italy nel mondo - ha proseguito il sottosegretario - per il turismo rappresentano la possibilità di valorizzare non solo le grandi città, ma anche i territori accanto, piccoli Paesi e borghi, Strade del Vino e dei Sapori. Quelle realtà cioè che producono economia e lavoro. Obiettivo del Piano, fatto con Regioni, Comuni e con tutti gli stakeholder del settore, è di non avere più tante piccole Italie, ma di promuovere un unico brand made in Italy, il terzo più conosciuto nel mondo dopo Google e Coca Cola, valorizzando anche tutte quelle tecnologie e innovazioni che permettono di farlo”. Visto che l’85% dei turisti cerca in internet informazioni per le proprie vacanze e nella metà dei casi guarda i commenti degli altri. Ma se “il turismo in Italia è riuscito a mantenere il passo nonostante la crisi, sui competitor europei, molte sono ancora le sue criticità che il Governo deve risolvere - ha detto in un messaggio la vicepresidente del Senato Rosa Maria Di Giorgi - come la carenza cronica di infrastrutture, anche con interventi pubblico-privati come l’art bonus, del cui provvedimento sono stata relatrice. Il consolidamento del turismo culturale, che comprende quello enogastronomico, è un asset strategico per il futuro per crescere economicamente, socialmente e culturalmente.
Dal 2001, secondo Confcommercio, con il crescere delle visite mordi e fuggi, c’è stato un mancato guadagno di 45 miliardi di euro. Eppure ci sono più di 325.100 i servizi di ristorazione in Italia (nel 2015; fonte Centro Studi Fipe su dati Infocamere), concentrati, nelle prime tre posizioni, in Lombardia, Lazio e Campania. Ma la qualità è ovunque garantita? “La differenza che c’è tra Nord e Sud non va bene - ha spiegato Claudio Sadler, chef due stelle Michelin e presidente associazione Le Soste - lo chef Pino Cuttaia con La Madia a Licata in Sicilia, posto dimenticato da Dio, ha fatto un vero miracolo, creando un indotto unico grazie all’alta ristorazione, cui però non corrispondono lo stesso livello di infrastrutture ed accoglienza. Basti pensare a quanto indotto può creare uno chef come Massimo Bottura nel suo territorio. Dovremmo investire per far crescere quei territori che potrebbero vivere di turismo anche tutto l’anno. La mia città, Milano, da Expo in avanti, è cresciuta incredibilmente, con tanti ristoratori che vi si sono insediati per fare business, creando una grande competizione. Ma anche qui serve supporto da parte delle istituzioni, a livello burocratico”. Senza dimenticare problematiche come l’abolizione dei voucher nella ristorazione da un lato, o la mancanza di scali e collegamenti in alcuni territori, dall’altro.
A Firenze - scelta non a caso, come prima città italiana ad adottare un Regolamento per valorizzare le presenze di aziende legate all’ospitalità, alla convivialità e ai servizi nel centro storico - “il turismo è importantissimo se solo si pensa alla tassa di soggiorno nel bilancio del Comune. Il legame con l’enogastronomia è testimoniato dalla nascita negli ultimi anni di tante attività ristorative nel centro storico Patrimonio Unesco. Ma dobbiamo mantenere inalterata la sua identità”. In Emilia Romagna, ha ricordato l’assessore all’Agricoltura della Regione Simona Caselli, “in linea con il nuovo Piano nazionale stiamo puntando sulla promozione congiunta delle nostre Motor Valley e Food Valley, reimpostandola fuori e dentro la Regione. Tra i risultati, il nostro Pil è stimato in aumento dell’1,4%, decisamente superiore allo 0,9% previsto a livello nazionale”.
Ma “l’Italia deve fare delle scelte e diversificare: il Sud non può fare il turismo che fa l’Emilia Romagna - ha detto lo chef Alfonso Iaccarino - la Penisola Sorrentina è una destinazione visitatissima, ma il pubblico non ha mai fatto molto per promuoverla. Noi siamo da sempre difensori dei prodotti italiani e della loro biodiversità, i governi cambiano e i progetti si interrompono. Rimanere piccoli però non è un male: ci permette di mantenere la tipicità sotto ogni aspetto”. Lo chef del due stelle Michelin Don Alfonso 1890 ha ricevuto l’Award 2016 Enogastronomia e Ristorazione, assegnati anche al patron del Mercato Centrale di Firenze Umberto Montano, al manager Palmiro Noschese e alla società Marriot International, da Consorzio Grana Padano, Istituto Trentodoc, Monograno Felicetti e Pentole Agnelli premiate con un Premio Speciale per i 110 anni di attività al servizio della Ristorazione a Baldassarre Agnelli (accanto ai Premi “Personaggio dell’anno dell’enogastronomia e della ristorazione” ai vincitori del sondaggio tra i lettori di “Italia a Tavola”: Ernst Knam per la categoria “Cuochi, Pizzaioli e Pasticceri”, Antonello Maietta per i “Maitre, Sommelier e Manager d’hotel”, Danny Del Monaco per i “Barman” e Paolo Massobrio tra gli “Opinion leader”).
“Anche gli alberghi devono essere strumento di diffusione della cultura enogastronomica italiana - ha sottolineato Giorgio Palmucci, presidente Aica (Associazione Italiana Confindustria Alberghi) - ma ci vogliono anche qui una maggiore regolamentazione e più chiarezza nei servizi offerti e nelle troppe classificazioni”. “Ci sono sempre più strutture alberghiere con ristoranti di livello - ha ricordato lo chef Enrico Derflingher, presidente Euro-Toques International e Italia - e ci sono sempre più ristoranti italiani in hotel all’estero. Dovremmo essere più bravi in Italia quanto lo siamo oltreconfine”.
Capitolo a parte merita anche la comunicazione dell’Italia e delle sue bellezze. Dopo due anni Verybello.it, voluto dal Ministero dei Beni Culturali, ha chiuso i battenti a causa della scarsa partecipazione. Il sito era uno dei progetti turistici per i quali erano stati stanziati 5 milioni di euro ma non è mai riuscito a decollare, complice “una progettazione mediocre e ad una proposta non adatta agli stranieri”. Con la comunicazione che è dunque “un gap, manca di coesione e non viene fatta come meriterebbe, quando invece - ha detto Pasquale Diaferia (autore di famose pubblicità, da Breil a Peroni, da Wind a Tim, da Pubblicità Progresso a Microsoft, da eBay alla prima campagna mondiale per Barilla, ndr) - anche in questo ci sono dei bravi comunicatori italiani in Italia o “cervelli in fuga” oltreconfine”. Eppure, “la domanda di comunicazione enogastronomica è cresciuta tantissimo negli ultimi anni - ha concluso Vincenzo di Vincenzo, caporedattore Ansa Lombardia e Milano - nel nuovo Piano va dato spazio anche alla comunicazione e all’informazione. Stiamo rinunciando ad essere presenti all’estero (per la prima volta, nei giorni scorsi, le agenzie di stampa hanno scioperato contro l’Ue e l’obbligo di bandi di gara in cui tutti i soggetti operanti al suo interno possono partecipare, ndr), quando invece dovremmo andare a raccontare com’è fatta la bellezza italiana nelle lingue del mondo, sfruttando tutte le potenzialità che oggi offre la multimedialità”.

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