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2016 in chiaroscuro per l’accesso al credito delle imprese agricole: prestiti a -2% sul 2015 (ma meno del calo complessivo, -2,3%), forte calo dei finanziamenti per gli investimenti. A dirlo il report Ismea sull’accesso al credito nel settore

Il livello dei prestiti bancari concessi alle imprese agricole fotografato a fine 2016 ha perso il 2% rispetto al dicembre 2015 (a 43,4 miliardi di euro), analogamente allo stock di prestiti intercettati dal complesso dei settori economici (-2,3%); in controtendenza soltanto le imprese del food & beverage, il cui stock ha guadagnato il 3,2% su base annua. E’ con questo dato che si apre l’edizione 2016 del “Report sul credito delle imprese agricole” di Ismea (www.ismea.it), elaborato sui più recenti dati di Banca d’Italia e dal quale emergono sia dati positivi che negativi per il settore agricolo.
Rientra nella prima categoria la diminuzione più contenuta dello stock di prestiti dedicati al settore rispetto all’economia tricolore nel suo complesso (860 miliardi di euro), così come il fatto che l’incidenza dello stock indirizzato all’industria alimentare è passata dal 3,2% di fine 2010 al 3,8% di fine 2016, e questo a fronte di uno stock di prestiti che è andato comunque diminuendo nel quinquennio 2011-2016. Segno, se non altro, di fiducia da parte degli istituti di credito, ed altrettanto si può dire sul fatto che, a fronte di una minore erogazione complessiva di credito, il peso delle imprese agricole sul totale è aumentato, passando dal 4,3% del 2010 al 5% del 2014, e rimanendo tale sino al 2016. Inoltre, il “tasso di decadimento”, ovvero la percentuale di prestiti che finiscono in sofferenza rispetto alla quantità di impieghi di inizio periodo, è migliore nel settore agricolo rispetto sia alla media nazionale che a quello del food & beverage stesso. Segno di una salute aziendale più alta, confermata anche dal tema, molto sensibile, delle sofferenze complessive: il rapporto tra queste ultime e gli impieghi bancari in agricoltura è infatti passato dal 7% a fine 2011 al 14% di fine 2016, e quello dell’industria alimentare dal 6% al 12% - ma l’incidenza delle sofferenze di quest’ultimo segmento ha invertito la tendenza, diminuendo nel 2016.
Resta il fatto che nel report Ismea i finanziamenti per investimenti nel settore agricolo - quelli che indicano più di molti altri indicatori la vera vitalità del settore - sono definiti come in forte calo per il quinto anno consecutivo. Un dato che è però congiunturale, beninteso, e che potrebbe, sottolinea l’ente statale, cambiare presto con la piena attuazione dei Programmi di Sviluppo Rurale nelle diverse regioni italiane. Il ricorso ai finanziamenti bancari rimane comunque un fenomeno appannaggio di un numero limitato di soggetti aziendali, come dimostrato da quel 21% di agricoltori che ha dichiarato di aver chiesto un finanziamento nel corso del 2016: il 90,5% ha ricevuto risposta positiva, mentre il rimanente 9,5% si è diviso equamente tra un rifiuto per le condizioni troppo onerose imposte dalla banca e tra chi non ha avuto accesso a credito, tout court. Una situazione che, puntualizza il documento Ismea, fa temere al 56% delle aziende agricole interpellate una possibile fuoriuscita dal mercato delle imprese di dimensioni piccole e medie, mentre un altro 23% crede che tale situazione possa implicare il ridimensionamento dell’attività di diverse imprese, con conseguente licenziamento di dipendenti.

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