Il made in Italy agroalimentare negli Stati Uniti ha raggiunto nel 2016 il record storico di 3,8 miliardi grazie ad una crescita record del 78% negli otto anni dell’amministrazione Obama. Lo ricorda la Coldiretti sulla base dei dati Istat dal 2008 al 2016, nel giorno in cui l’ex presidente Usa terrà un “keynote speech” di oltre mezzora di Seeds & Chips, a Milano, su tematiche legate al cibo, dalla scarsità di risorse alimentari, allo spreco, all'inquinamento, ma anche all'innovazione e ai supermercati del futuro. Nel 2016 gli Stati Uniti - sottolinea la Coldiretti - si collocano al terzo posto tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna, per un importo - il 10% del totale delle esportazioni agroalimentari italiane nel mondo (38,4 miliardi).
Il vino - precisa la Coldiretti - risulta essere il prodotto più gettonato dagli statunitensi con 1,35 miliardi (+5% nel 2016), davanti a olio (499 milioni +10% nel 2016), formaggi (289 milioni, +2% nel 2016) e pasta (271 milioni, +4% nel 2016) secondo le analisi della Coldiretti.
“Risultati ottenuti grazie ai primati qualitativi e di sicurezza alimentare con l’Italia che è l’unico Paese al mondo con 4.965 prodotti alimentari tradizionali censiti, 289 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, ma è anche quello più green con quasi 60mila aziende agricole biologiche in Europa ed ha fatto la scelta di vietare le coltivazioni Ogm e la carne agli ormoni a tutela della biodiversità e della sicurezza alimentare” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “le esportazioni di prodotti alimentari italiani negli Stati Uniti peraltro potrebbero moltiplicare con una migliore regolamentazione delle imitazioni locali del Made in Italy, cosiddetto Italian souding, che sul territorio statunitense superano quelli originali provenienti dall’Italia, dai pomodori San Marzano prodotti in California ai wine kit Made in Usa che promettono di ottenere a casa in pochi giorni Chianti, Amarone, Valpolicella fino olio di oliva Pompeian del Maryland che non ha nulla a che fare con la città degli scavi”.
A far quasi raddoppiare la presenza del cibo italiano negli Stati Uniti “è stata certamente - sostiene la Coldiretti - la spinta verso una alimentazione più attenta alla salute dell’Amministrazione Obama e della stessa first lady anche nell’ultima visita in Italia in occasione di Expo il 17 giugno 2015 per parlare di lotta all’obesità e cibo sano, insieme alle figlie Malia e Sasha, e alla madre, Marian Robinson. L’azione di sensibilizzazione di Michelle Obama - sottolinea la Coldiretti - ha certamente contribuito alla diffusione oltre oceano della dieta mediterranea in alternativa al fast food spingendo peraltro il successo dei prodotti e della ristorazione made in Italy. L’azione positiva di Michelle Obama a supporto della buona alimentazione è iniziata - sottolinea la Coldiretti - nella primavera 2009 appena successiva all’insediamento alla Casa Bianca con la realizzazione di un rivoluzionario orto dove educare i bambini in visita alla conoscenza delle regole della natura, della stagionalità e alle proprietà dell’ortofrutta. Una decisione che ha avuto un importante valore simbolico per educare i ragazzi al consumo di cibi sani, come la frutta e verdura. Nello stesso anno a luglio in visita a Roma Michelle ha peraltro scelto nel Ristorante “I maccheroni” un menu a base di assaggi di pasta alla carbonara, lasagna e amatriciana accompagnati di vino rosso e Prosecco facendosi notare per la richiesta della “doggy bag” con gli avanzi della cena come segnale contro lo scandalo degli sprechi alimentari che nei paesi più sviluppati - conclude la Coldiretti - riguarda ben il 30% del cibo acquistato”.
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