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Un G7 deliziosamente siciliano, fra Taormina e Catania, fitto di momenti gourmand, piatti stellati e vini dell’Etna: così Massimo Mantarro, Pino Cuttaia e Roberto Toro accolgono per due giorni leader e consorti delle potenze occidentali

Manca davvero poco al G7 che vedrà le delegazioni di 7 potenze occidentali immersi nella cultura, nei panorami, nei profumi, nei colori e soprattutto nei sapori della costa nord-occidentale della Sicilia. Le due giornate “Una grande narrazione e valorizzazione del territorio siciliano e delle eccellenze italiane” è la filosofia che guiderà il vertice che vedrà impegnati i capi di governo ai tavoli di lavoro internazionali a Taormina (super blindata), mentre le loro mogli e i loro mariti saranno ospiti degli eventi collaterali organizzati fuori dalle stanze dei bottoni: un programma fitto, intramezzato da piccoli intervalli gourmand e pasti stellati tipicamente siculi, a partire dal cioccolato di Modica offerto all’arrivo alle first ladies e al pistacchio di Bronte proposto ai ricevimenti degli alberghi ospitanti. Diversi momenti conviviali del Summit saranno accompagnati dalle selezioni enologiche della storica cantina Carpenè Malvolti di Conegliano, come il 1868 Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg e il Trvisium metodo Classico. Le due giornate inizieranno, domani mattina, con la rituale “foto di famiglia” al Teatro Greco di Taormina, incorniciata dalle frecce tricolori. Subito dopo Paolo Gentiloni aprirà i lavori allo storico San Domenico Palace Hotel sui temi della sicurezza e della crescita sostenibile con i capi di governo Justin Trudeau (Canada), Emmanuel Macron (Francia), Angel Merkel (Germania), Shinzō Abe (Giappone), Theresa May (Regno Unito), Donald Trump (Usa) insieme a Jean-Claude Juncker e Donald Tusk, rispettivamente presidenti della Commissione Europea e del Consiglio Europeo. I due coffee break e il pranzo veloce saranno affidati allo stellato Massimo Mantarro, chef del Ristorante Il Principe Cerami, che preparerà dei vassoietti come quelli dell’aereo.

Nel frattempo, la delegazione affidata alla first lady Manuela Gentiloni sorvolerà l’Etna in elicottero in direzione Catania: qui il sindaco Enzo Bianco e la moglie Jane Succi accoglieranno le premières dames, la canadese Sophie Gregoire Trudeau, la francese Brigitte Trogneux, la giapponese Akie Abe, la statunitense Melania Trump e i due premières messieur, il tedesco Joachim Sauer e l’inglese Philip May, per un breve tour nel centro della città etnea. Cui seguirà la colazione offerta a Palazzo degli Elefanti a Catania, con una degustazione curata dai sommelier catanesi della delegazione siciliana della Fondazione Italiana Sommelier: nei bicchieri, come è in grado di anticipare WineNews, l’Etna bianco Arcuria 2015 di Cantine Graci, l’Etna rosso di Cantina Paratore e uno spumante, il Sosta Tre Santi di Nicosia. Il pranzo sarà ancora a Palazzo degli Elefanti, nel Salone Bellini, con lo chef dello stellato “La Madia”, Pino Cuttaia, a deliziare i palati d’eccezione, con un banchetto leggero e caratteristico. Non più di sei portate, dall’antipasto al dolce, con l’idea di raccogliere e regalare ai commensali un viaggio attraverso i sapori della Sicilia. Tra le pietanze ci saranno certamente la nuvola di caprese, mozzarella e pomodoro datterino, la trasparente di tenerume di cocuzza e l’arancino di riso con ragù di triglia e finocchietto selvatico; in chiusura l’esplosione di sapori con la cornucopia di cialda di cannolo con la ricotta. La scelta dei vini, invece, è stata affidata alla delegazione Ais di Catania, che ha scelto le etichette di una delle griffe storiche dell’Etna, Tornatore, da abbinare ai piatti di chef Cuttaia.
Nel tardo pomeriggio leader e consorti rientreranno al leggendario Belmond Grand Hotel Timeo che li ospita, sulla cui terrazza letteraria si terrà poi la cena di gala offerta dal presidente Mattarella, preceduta dal concerto della Filarmonica della Scala di Milano al Teatro Greco. Secondo indiscrezion,i il menu sarà teso a valorizzare anzitutto i profumi e i sapori siciliani, adornati di tovagliati di pizzo bianco, pregiate ceramiche dai colori tenui e allestimenti floreali. Responsabile del successo culinario della cena, sarà lo chef del Grand Hotel Roberto Toro.
“La nostra terra, come poche al mondo, può vantare prodotti straordinari - ha raccontato lo chef a “Vanity Fair” (www.vanityfair.it) - e quando si ha a disposizione un’ottima materia prima non serve snaturare gli ingredienti: basta saperli accompagnare bene esaltandoli nel giusto modo. Io vorrei riuscire a cucinare come faceva mia nonna Febbronia, cuoca strepitosa. Ma ci sono vincoli: niente salse, niente cibi pesanti, niente nero di seppia che annerisce tutti i denti nelle foto ufficiali. Non più di 3 portate, il tavolo largo massimo 1,20 metri di larghezza, altrimenti gli ospiti non si parlano. Pensavo a un tonno in crosta con quinoa, poi un battuto di capesante con mela verde, avocado e olio al mandarino e per dessert una sfera di ricotta ripiena di mele e una mousse di arance glassata al cioccolato bianco”. Ed i vini? Ancora da definire, ma probabilmente ancora siciliani, probabilmente dell’Etna. Certa invece la presenza sulle tavole dei commensali de “L’Olio della Pace” ideato da Manfredi Barbera e ottenuto da 383 cultivar nazionali ed internazionali coltivate e raccolte nel campo di conservazione del germoplasma dell’olivo a Zagaria, in provincia di Enna.

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