“L’idea della quotazione c’è e lo faremo, è giusto”: così Oscar Farinetti, a margine di un incontro sull’economia circolare organizzato da Hera a Bologna, ha risposto a una domanda su una possibile quotazione in Borsa della sua creatura aziendale, che ha recentemente aperto il suo secondo più grande punto vendita a Mosca ed è ormai diventato uno dei simboli più riconosciuti del wine & food tricolore all’estero.
L’imprenditore ha inoltre puntualizzato che “dobbiamo incentivare molto di più le aziende italiane ad andare in Borsa”, prima di soffermarsi sulle dimensioni di Piazza Affari, che sarebbero decisamente troppo piccole: “abbiamo una “Borsetta” noi, non abbiamo una Borsa. Fa meno di 500 miliardi, Londra ne fa 2.300. Tutta la Borsa di Milano capitalizza la metà del valore di Apple, e allora è arrivato il momento di incentivare la gente ad andare in Borsa”, ha dichiarato. “Stiamo prendendo la decisione di andare a Milano - ha aggiunto - con New York che ci farebbe i ponti d’oro e i tappeti di platino puntellati di diamanti. Però vogliamo andare a Milano e vogliamo offrire l’opportunità, prima di tutto alle famiglie italiane, di diventare soci di Eataly”. L’Ipo, nell’ipotesi di Farinetti, si dovrebbe concretizzare nel 2018, ma il controllo dell’azienda rimarrebbe saldamente dov’è, dato che, ha concluso il patron di Eataly, “in Borsa metteremo un terzo, noi vogliamo restare in sella all’azienda”.
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