L’essere umano e il suo modo di vivere stanno infettando il Pianeta, e non è una novità. La tecnologia e il progresso hanno come “effetto collaterale” il buco nell’ozono, il surriscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacciai, l’estinzione di razze animali. Gli oceani ricoprono il 71% della Terra, forniscono il 50% dell’ossigeno che respiriamo, ma assorbe anche il 26% dell’anidride carbonica che l’uomo produce. Per sensibilizzare la popolazione mondiale sul tema, l’8 giugno di ogni anno, dal 1992, anno in cui fu istituita dall’Onu, si celebra la Giornata Mondiale degli Oceani. Con migliaia di eventi in tanti Paesi del mondo, per educare e informare gli abitanti del mondo sulle condizioni di inquinamento in cui sono i nostri oceani.
Si stima che ogni anno entrano negli oceani 8 milioni di tonnellate di plastica, l’equivalente di un camion al minuto e più di 51 trilioni di particelle microplastiche minacciano seriamente la fauna selvatica. I detriti marini infatti stanno danneggiando più di 800 specie e diventano ogni anno causa di morte per 1 milione di uccelli, 100.000 mammiferi marini, tartarughe e innumerevoli pesci. Questo ovviamente ha delle ripercussioni sulla catena alimentare, di cui l’uomo fa parte mangiando il pesce. Per lo slogan 2017 è “Il nostro oceano, il nostro futuro”, per evidenziare come la salute di questi ecosistemi sia strettamente correlata a quella della nostra specie. Gli oceani si prendono infatti cura di noi fornendoci preziosi servizi ecosistemici.
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