Dopo il record storico del 2016, con 38,4 miliardi di euro, le esportazioni agroalimentari made in Italy marciano spedite verso un nuovo picco, visto che i primi 3 mesi del 2017 fanno segnare una crescita dell’8% a livello nazionale, spinta soprattutto dal Nord Ovest (+13,1%) e dal Nord Est (+7,4%), ma crescono anche il Centro Italia, nonostante il terremoto (+4,2%), e il Mezzogiorno e la Isole (+1,7%). A dirlo la Coldiretti sui dati Istat relativi a commercio estero regionale nel primo trimestre del 2017.
“Quasi i due terzi delle esportazioni nel 2017 - sottolinea la Coldiretti - interessano i Paesi dell’Unione Europea con il mercato comunitario che aumenta del 5,9%, ma il Made in Italy a tavola continua a crescere su tutti i principali mercati, dal Nordamerica all’Asia fino all’Oceania. Un balzo del 45% si registra in Russia dove tuttavia i valori restano contenuti a causa dell’embargo che ha colpito gran parte dei prodotti alimentari ad eccezione del vino e della pasta ma gli Stati Uniti con una crescita del 6,8% - sottolinea la Coldiretti - sono di gran lunga il principale mercato fuori dai confini dall’Unione, ed il terzo in termini generali dopo Germania e Francia e prima della Gran Bretagna”.
“Sul successo del made in Italy agroalimentare all’estero - continua la Coldiretti - pesano dunque in misura rilevante i cambiamenti in atto nella politica internazionale che potrebbero tradursi in misure neoprotezionistiche. Nel rapporto con la Gran Bretagna - spiega la Coldiretti - si sentono già gli effetti della Brexit con un calo del 7% nelle vendite del vino italiano nel primo bimestre per effetto dei tassi di cambio sfavorevoli ma anche per l’aumento della tassazione sugli alcolici con le bottiglie di vino in vendita in Gran Bretagna che non sono mai state così care. Si attendono invece - continua la Coldiretti - gli effetti degli annunci del successore di Barack Obama alla guida degli Stati Uniti, il neopresidente Donald Trump, che sta per scegliere i prodotti dell’Unione Europea da colpire come risposta alla controversia generata dalla questione della mancata importazione di carne dagli Usa in Europa per la disputa sugli ormoni iniziata con il ricorso al Wto nel 1996. A preoccupare è anche il rapporto annuale sulla protezione della proprietà intellettuale appena pubblicato dal governo americano che attacca le “eccellenze” alimentari europee Dop e Igp soprattutto nel settore dei formaggi perchè contribuiscono al “significativo deficit” negli scambi agroalimentari Usa-Ue. La relazione del Dipartimento per il commercio sottolinea come gli Usa siano già impegnati a evitare che i tentativi dell’Ue di “espandere il pericoloso sistema” delle Dop e Igp “oltre il suo territorio”.
Una evidente difesa sul mercato statunitense del fenomeno dell’Italian sounding che vale già 20 miliardi di euro, con il 99% dei formaggi di tipo italiano in vendita in Usa - che sono in realtà realizzati in Wisconsin, California e New York, dal Parmesan al Romano senza latte di pecora, dall’Asiago al Gorgonzola fino al Fontiago, un improbabile mix tra Asiago e Fontina.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024