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Con l’inizio della trebbiatura Coldiretti fa la stima dei danni del terremoto del centro Italia: il raccolto del grano è crollato del 15% e la produzione di latte del 20%. Pesa la crisi del turismo: solo il 57% degli agriturismi ha ripreso l’attività

È quasi passato un anno dal terremoto che ha messo in ginocchio il centro Italia, e c’è molto ancora da ricostruire e molto ancora da riconquistare. Intanto proprio in questi giorni è iniziata la trebbiatura del #granodellariSCOSSA. Centinaia di agricoltori provenienti da Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo si sono riuniti per fare il punto sulla situazione a 10 mesi dalla prima scossa: secondo il monitoraggio Coldiretti nelle aree colpite dal terremoto il raccolto di grano è crollato del 15%, per effetto congiunto del maltempo e della riduzione dei terreni seminati dopo le scosse; la produzione di latte è calata addirittura del 20% anche per stress e decessi del bestiame e la chiusura delle stalle.

Sono 292.000 gli ettari di terreni agricoli coltivati nei 131 Comuni terremotati, soprattutto a seminativi, prati e pascoli, da imprese per la quasi totalità a gestione familiare, il 96,5%, (dati elaborati sull’ultimo censimento Istat). Quasi la metà del terreno agricolo, per un totale di circa 140.000 ettari, è coltivato a seminativi, dal grano duro per la pasta all’orzo per la birra artigianale, dal farro all’avena, dai girasoli alle lenticchie e agli altri legumi. Significativa la presenza di allevamenti con quasi 65.000 bovini, 40.000 pecore e oltre 11.000 maiali dai quali scaturisce anche un fiorente indotto agroindustriale con caseifici, salumifici e frantoi che garantiscono specialità di pregio famose in tutto il mondo. Il crollo di stalle, fienili, caseifici e la strage di animali hanno limitato l’attività produttiva nelle campagne: a quasi dieci mesi dalla prima scossa sono ancora sfollati quasi la metà degli animali sopravvissuti che non possono ancora essere ospitati nelle stalle provvisorie, realizzate e rese operative al 55% del fabbisogno. Sempre secondo l’analisi della Coldiretti, sono stati realizzati anche il 53% dei fienili provvisori necessari nelle campagne dove, durante l’inverno, si è verificata una vera strage che ha causato oltre 10.000 animali morti, feriti e abortiti nelle aree del terremoto, per l’effetto congiunto delle scosse e del maltempo.

“Ora negli allevamenti - afferma la Coldiretti - bisogna fare i conti con il caldo che aumenta lo stress a cui sono sottoposti da mesi gli animali all’aperto o sotto tendoni privi di sistemi di refrigerazione e con difficoltà anche per garantire la disponibilità di acqua, dove ancora non sono stati completati gli allacci. Il risultato è un crollo nella produzione di latte, ma a soffrire sono anche pecore, maiali e il pollame con un calo nella deposizione delle uova. A pesare è anche la situazione di crisi in cui versa l’intera offerta turistica delle zone terremotate che fondava il suo successo sulle sinergie tra cultura, ambiente e qualità alimentare. Secondo il monitoraggio della Coldiretti solo il 57% degli agriturismi danneggiati dal sisma ha ripreso l’attività in maniera completa, anche se la maggioranza si sta attrezzando per la stagione estiva. Un ostacolo è rappresentato dal mancato ripristino di alcune reti viarie, come ad esempio la strada che collega Norcia a Castelluccio, frequentatissima nel periodo della fioritura, che impedisce il normale transito dei turisti”.


Come se non bastasse, ci sono anche gli andamenti sfavorevoli di mercato a peggiorare la situazione. Le quotazioni del grano duro sono crollate per effetto delle speculazioni in atto e della concorrenza sleale, che hanno provocato il taglio dei prezzi pagati agli agricoltori sotto i costi di produzione. A oggi, un agricoltore vende il suo grano a 20 centesimi al chilo: servono più di 5 chili per poter acquistare un caffè. Se gli agricoltori terremotati non riescono a vendere il proprio grano è anche per gli elevati flussi di importazione di quello straniero, da spacciare come italiano perché non è ancora in vigore l’obbligo di indicare l’origine nella etichetta della pasta, come fortemente sostenuto dalla Coldiretti e dall’81% dei consumatori italiani, secondo la consultazione pubblica on line sull’etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal Ministero delle Politiche Agricole.

“Le speculazioni in atto sul mercato sono ancora più dolorose nelle aree colpite dal terremoto in un territorio a prevalente economia agricola, che rappresenta l’ultimo presidio per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, nel sottolineare l’esigenza che “la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia, che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo”. Nelle aree rurali terremotate, sostiene la Coldiretti, si contano danni diretti e indiretti per 2,3 miliardi tra strade e infrastrutture, case rurali, stalle, fienili, magazzini, ma anche stabilimenti di trasformazione, rivendite, macchine agricole, macchinari di lavorazione e animali morti e feriti, ai quali vanno aggiunte le perdite per il crollo della produzione di latte e delle coltivazioni e per gli effetti negativi sul commercio per la fuga dei turisti e dei residenti. “Occorre accelerare nel completamento delle strutture provvisorie necessarie alla sopravvivenza delle aziende e alla ripresa del lavoro e dell’economia del territorio”, conclude Moncalvo nel sottolineare che “nell’immediato occorre un impegno a livello di promozione per riportare i turisti italiani e stranieri in queste aree”.

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